Casaletto, sparò e uccise il ladro: "Dna sulla canna del fucile"

Le tracce potrebbero confermare la versione dell’oste Mario Cattaneo

Mario Cattaneo in tribunale

Mario Cattaneo in tribunale

Lodi, 18 luglio 2019 - «Tracce parziali di Dna sono state trovate in due punti della canna del fucile: nella parte terminale, quella vicino al punto d’uscita dei proiettili, e l’altro più vicino al grilletto». Questi i segni, secondo quanto raccolto dai rilievi dei Ris di Parma, della colluttazione tra l’oste di Gugnano Mario Cattaneo, 69 anni, e uno dei ladri che nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2017 si erano introdotti nella sua proprietà. Il colpo dal fucile del ristoratore, che poi ha colpito alle spalle e ucciso il malvivente Petre Ungureanu, 32 anni, potrebbe essere quindi partito accidentalmente come sempre sostenuto da Cattaneo.

Ieri è stata dedicata interamente alla ricostruzione dei Ris di Parma la sesta udienza in tribunale a Lodi del processo per eccesso colposo di legittima difesa che vede imputato l’oste lodigiano. «Le tracce di Dna rilevate sono parziali e non permettono confronti - spiegano i Ris di Parma - Di sicuro si tratta di impronte diverse da quelle dei familiari di Cattaneo».

Il pm ha poi voluto chiedere al teste i motivi dell’assenza di tracce biologiche chiare sull’arma. «A incidere possono essere state le alte temperature o la scarsa sudorazione di chi ha afferrato il fucile - dice il militare - Anche l’utilizzo di guanti può avere inciso». La procura di Lodi comunque contesta all’oste lodigiano di non aver detto subito tutta la verità sui fatti accaduti la notte del 10 marzo 2017 tra le 3.40 (quando sarebbe partito il colpo di fucile) e le 5.55 (quando era stato scoperto il cadavere vicino al cimitero di Gugnano).

La famiglia Cattaneo aveva denunciato ai carabinieri di Lodi alle 3.48 di aver subito un furto, senza accennare al colpo di fucile. I militari erano arrivati poco prima delle 4. Dentro l’orticello del cortile i carabinieri avevano trovato un cappellino di uno dei ladri, l’intera refurtiva (stecche di sigarette e 60 euro) e si erano accorti anche dell’evidente ematoma sull’avambraccio dell’oste. Nel frattempo, alle 4.45, i carabinieri erano stati informati di una telefonata anonima (che la procura attribuisce alla banda criminale) registrata dal 118 che segnalava un ferito grave non lontano dell’osteria.

Così gli inquirenti avevano chiesto al figlio di Mario, Gianluca Cattaneo, se fosse successo qualcosa di più rispetto al furto. Gianluca, che con il padre era sceso dalla sua casa per affrontare i malviventi, aveva tirato fuori dalla tasca il bossolo del fucile da caccia del padre che aveva raccolto nel cortile. In aula ieri ha testimoniato anche il carabiniere che per primo si era occupato dei rilievi: «I complici di Ungureanu hanno trascinato il corpo probabilmente già morto. Le strisciate sul terreno che dalla proprietà di Cattaneo porta al cimitero, dove è stato trovato il cadavere, sono dritte e non irregolari». Nella prossima udienza del 27 settembre toccherà all’imputato parlare in aula.