Ladro ucciso con un colpo di fucile: cade l’accusa di omicidio volontario

Casaletto Lodigiano, il ristoratore Mario Cattaneo dovrà ora rispondere di eccesso di legittima difesa

Il corpo esanime del ladro trovato nei campi vicino al camposanto del paese (Cavalleri)

CASALETTO LODIGIANO FRAZIONE GUGNANO - 10/03/2017 - LADRO RAPINATORE UCCISO DAL PROPIETARIO DI UN BAR - CARABINIERI SUL POSTO - FOTO NEWPRESS

Casaletto Lodigiano, 26 ottobre 2017 -  Eccesso colposo di legittima difesa. La procura di Lodi ha chiuso così le indagini sul caso di Mario Cattaneo, 68 anni, il ristoratore di Gugnano, frazione di Casaletto, titolare dell’osteria dei Amis, che nella notte tra il 9 e il 10 marzo scorso sparò e uccise Petre Ungureanu, un ladro di 32 anni che si era introdotto nella sua proprietà insieme ad altri tre complici.

Nei confronti di Cattaneo è quindi caduta l’accusa, inizialmente formulata dal pm Laura Siani, di omicidio volontario. «Va bene così, ma mi aspettavo qualcosa di più – ha dichiarato ieri Cattaneo –. Sinceramente non è cosi che è andata, a me è successo un incidente, io sono stato aggredito ed è partito un colpo, ma io non ho sparato, non ho nessuna colpa, la cosa più importante è stato togliere questo capo d’accusa che non mi faceva dormire la notte, però sono sempre deluso, non è così che doveva andare». Sulla stessa linea gli avvocati. Vincenzo Stochino, uno dei difensori di Cattaneo, è pronto a presentare una memoria difensiva o una richiesta di interrogatorio, a fronte di una dinamica pienamente chiarita dai Ris e dai consulenti di parte (gli esami scientifici della difesa erano stati affidati all’ex comandante del Ris di Parma, il generale Luciano Garofano, e all’istruttore di balistica forense Martino Farneti di Predappio), e coincidente con le dichiarazioni del commerciante. «Il mio assistito ha portato con sè il fucile solo per proteggere la famiglia – spiega l’avvocato Stochino –. Siamo convinti di poter ottenere l’archiviazione dal gup di Lodi. Devo essere sincero: quella della procura di Lodi è una decisione che non mi sarei mai aspettato. Le prove che abbiamo raccolto attraverso il lavoro dei Ris di Parma ci hanno permesso di confermare tanti punti forniti dalla ricostruzione dell’oste. Il colpo è stato esploso quando Cattaneo era per terra, poi ci sono le tracce di Dna, estraneo alla famiglia, sulla canna del fucile». Quella notte, Cattaneo, insieme al figlio Gianluca, era sceso nel cortile di sua proprietà, imbracciando il fucile da caccia. Poco dopo si era accorto che la porta che collega la sua abitazione al ristorante era stata bloccata con una corda di nylon e dei mobili.

Allora aveva spaccato l’ingresso con calci e spintoni. Un gesto inequivocabile per la procura di Lodi: Cattaneo secondo il pm sarebbe così andato incontro al pericolo, perché la porta era chiusa e lui aveva dovuto sfondare mentre era in corso l’aggressione ai suoi beni, ma non alle persone. Poi la colluttazione con uno dei ladri e il proiettile partito attraversando un cartone che i malviventi avevano sistemato sulla porta, fino a colpire alle spalle, sotto la scapola destra, il malvivente Ungureanu che qualche ora più tardi era stato trovato senza vita nei campi fuori dalla proprietà di Cattaneo. «Cattaneo non sapeva che dall’altra parte ci fossero i ladri - conclude l’avvocato Stochino -. Padre e figlio avevano sfondato una porta che si affaccia sulla loro proprietà. Non sapevano quali fossero i rischi».