
Un ospedale
Codogno, 3 agosto 2014 - È stata una notizia che ha generato scalpore, sconcerto e polemiche. Tutto è iniziato venerdì con l’annuncio della chiusura del reparto di Oncologia di Casalpusterlengo. Una notizia che trova la sua spiegazione nel fatto che l’ospedale Maggiore di Lodi, a causa di ferie e malattie, si è trovato provvisoriamente orfano di 7 infermieri. Una situazione questa che ha portato l’Azienda ospedaliera di Lodi a trasferire gli operatori di Casale nel capoluogo. La situazione che si è venuta a creare è stata quindi la seguente: 11 erano i letti di cui disponeva il reparto casalino, adesso sono stati ridotti a 4, accorpati alla riabilitazione specialistica, in attesa che si liberi un’ulteriore stanza e che così i posti letto possano diventare 6.
Come pronosticabile non sono mancate le lamentele e la prima a denunciare l’accaduto é stata la Federazione sindacati indipendenti (Fsi), con la segreteria territoriale di Lodi che ha fatto un esposto alla procura della Repubblica, indirizzato tra gli altri anche al Ministero della Salute e al direttore generale della Sanità della Regione Lombardia. Nel testo si legge che la federazione sindacale denuncia e chiede di accertare l’interruzione di pubblico servizio a carico dell’Azienda ospedaliera di Lodi.
«Si ritiene infatti che la chiusura del Reparto Oncologia in detto ospedale, costituisca interruzione di pubblico servizio come anche stabilito dalla Corte di Cassazione Penale in cui si considera reato tale interruzione, anche nel caso in cui la durata dell’interruzione è limitata» continua il comunicato. L’attuale riduzione del personale e il trasferimento dei pazienti dovrebbe durare sino al 7 settembre. La lettera dei sindacati prosegue poi con un attacco anche nei confronti del primo cittadino di Casale, Gianfranco Concordati, che viene così interpellato: «Si ritiene inoltre che debba accertarsi anche l’eventuale responsabilità del sindaco del Comune di Casalpusterlengo che, al corrente della situazione, una decina di giorni fa, durante un incontro con il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Lodi, aveva affermato che andava tutto bene». «Non sono affatto tranquillo e non va tutto bene — replica Concordati —, anzi. Nell’incontro di cui parla la Fsi io ho chiesto al direttore dell’Azienda ospedaliera di venire in Consiglio comunale a presentare il suo piano per quanto riguarda l’ospedale di Casale. L’incontro è già stato fissato per settembre ma siamo stufi di trovarci davanti a un’ente che cambia continuamente strategia. Mi chiedo, tra l’altro, perché si sia deciso nei giorni scorsi di fare dell’ospedale di Sant’Angelo un polo sperimentale nell’ambito della riorganizzazione della sanità lombarda, mentre l’opzione Casale non sia stata presa in considerazione. Non voglio fare una battaglia di campanile — continua il sindaco —, ma chiederemo con fermezza che chi ha investito ingenti risorse nell’ospedale di Casale presenti al territorio la sua idea di organizzazione. Il reparto di Oncologia va riaperto al più presto».