Camionisti schiavi, 18 ore al volante sotto minaccia di licenziamento

Indagati i titolari di un'azienda di autotrasporti lodigiana. Turni massacranti, in un'occasione c'è scappato il morto

Camionista (foto di repertorio)

Camionista (foto di repertorio)

Lodi, 19 maggio 2020 - Drammatiche le intercettazioni delle conversazioni tra autisti costretti a guidare anche per 18 ore continue dai titolari di una ditta di autotrasporti finiti sotto indagine in un inchiesta della Procura di Lodi.

In una, raccolta dai militari della Gdf, uno dei conducenti esclama: "No, io sto male, mi stavo addormentando sul volante. Io non vado ad ammazzarmi o ad ammazzare altra gente". "È da giugno che non scendo dal camion, mi sto arrugginendo qua e ho 75 anni", dice un altro. L'anno scorso, uno degli autisti vessati uccise un anziano che stava attraversando sulle strisce pedonali a Lecco. I camionisti erano costretti a violare il codice della strada per rispettare turni di lavoro massacranti. Un ex lavoratore ha infatti riferito che "per adempiere a quanto richiestogli doveva violare le prescrizioni del codice della strada alterando i tachigrafi dei camion per far si' che non risultasse un viaggio da più ore rispetto a quelle consentite dal codice della strada nell'ipotesi in cui fosse stato controllato dalla polizia stradale". Per "imporre queste condizioni disumane", i lavoratori che si lamentavano sarebbero stati minacciati di licenziamento.

Le condotte contestate ai componenti della famiglia di imprenditori nella gestione della loro azienda di autotrasporti "hanno fatto leva sull'evidente stato di bisogno in cui versavano" gli autisti alle loro dipendenze. Lo scrive il gip di Lodi, nell'ordinanza di custodia cautelare a loro carico in cui sottolinea che "in un periodo di forte crisi economica come quello attuale, ottenere un impiego, seppur questo comporti l'essere sfruttato, è considerato dai lavoratori soprattutto stranieri, alla ricerca di un lavoro, un vero e proprio 'privilegio', poiché un salario, seppur non adeguato al lavoro prestato, rappresenta l'unico strumento per soddisfare le esigenze basilari per condurre una vita dignitosa". L'operazione è stata chiamata Spartaco in relazione al gladiatore che lottò per liberarsi della sua condizione di schiavo, come spiegato dal procuratore di Lodi, Domenico Chiaro. Gli indagati vessavano gli autisti anche con la decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie fruito. Le vessazioni erano accettate dai dipendenti per la continua minaccia del licenziamento e a loro venivano fatti sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche 30 giorni), non rinnovati a quelli che non sottostavano alle imposizioni.