Blitz anti-droga a segno Spaccio nei campi, scoperti

Un arresto e due divieti di dimora in Lombardia per tre marocchini di età compresa tra i 22 e i 36 anni. Sequestrati hashish e cocaina.

Blitz anti-droga a segno  Spaccio nei campi, scoperti
Blitz anti-droga a segno Spaccio nei campi, scoperti

di Paola Arensi

BORGHETTO LODIGIANO

Spaccio nelle campagne del centro Lodigiano, scattano tre misure cautelari. Dopo un’indagine della squadra mobile della questura di Lodi, svolta tra gennaio e aprile 2023, tre marocchini provenienti da fuori provincia, noti alle forze dell’ordine e di età compresa tra i 22 e i 36 anni, si sono visti notificare un arresto, con detenzione ai domiciliari e due divieti di dimora in Lombardia. Gli investigatori avevano messo nel mirino un insistente “giro“ di droga segnalato nei fondi agricoli che si trovano tra le frazioni di Vigarolo e Monteguzzo del Comune di Borghetto Lodigiano, ma anche a Bargano di Villanova del Sillaro.

Sono seguiti appostamenti, indagini e accertamenti. Un’operazione di polizia giudiziaria, finalizzata al contrasto dello spaccio di stupefacenti che, normalmente, in provincia di Lodi, interessa le zone di campagna più isolate. E adesso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lodi, dando rispondenza a quanto ricostruito dalla mobile, ha fatto scattare i provvedimenti. I terreni agricoli, intanto, sono stati perlustrati dalla polizia, con l’aiuto della unità cinofila antidroga della guardia di finanza di Milano. Questo ha permesso di trovare, interrati, vicino alle radici di due grossi alberi, 110 grammi di hashish, 10 di cocaina, un bilancino di precisione, per pesare la sostanza e telefoni presumibilmente utilizzati per l’attività.

Il tutto è stato quindi sequestrato come materiale probatorio. Secondo la polizia, i tre indagati, ogni giorno, fin dalle prime ore del mattino, si appostavano e agivano come una vera e propria “batteria“ di pusher, ognuno con distinti ruoli, ma sempre collegati: c’era un autista che avrebbe trasportato gli spacciatori nei punti interessati dallo smercio; un telefonista che raccoglieva gli ordini dei clienti e gli indicava il luogo esatto del ritiro della droga e dello scambio e infine chi effettuava materialmente la consegna di quanto richiesto. Si tratterebbe di un vero e proprio “lavoro“ quotidiano e ben definito che, quindi, ha attirato l’attenzione di residenti, infastiditi per il sospetto andirivieni e investigatori. Adesso gli indagati dovranno difendersi dalle accuse davanti al giudice.