Lodi, archivio storico chiuso: per il Comune "apertura in deroga non è ragionevole"

Palazzo Broletto replica ad ArchiviAmo e parla di interventi necessari alla sicurezza nell'ordine "di decine di migliaia di euro".

L'archivio storico di Lodi

L'archivio storico di Lodi

Lodi, 15 aprile 2019 - "Data la gravità dei problemi strutturali della sede dell’Archivio storico, in particolare impianti non a norma o del tutto mancanti, infiltrazioni di acqua, umidità che ha causato la formazione di muffe, per garantire l’apertura in sicurezza sarebbero verosimilmente necessari interventi di ristrutturazione del valore di almeno decine di migliaia di euro". Così recita la nota con cui il Comune replica all'associazione ArchiviAmo che venerdì, tramite il presidente Vincenzo Dossena, aveva espresso il proprio "rammarico" per la chiusura, a partire da oggi, dell'Archivio Storico comunale. Dopo una prima chiusura a settembre, per la carenza di personale, ArchiviAmo aveva sottoscritto una convenzione col Comune in cui si impegnava a pagare due archiviste, in via sperimentale da novembre a luglio (10 mila euro il costo del progetto), per continuare a rendere accessibili i 3,5 chilometri di scaffali pieni di documenti antichi, alcuni dei quali risalenti anche al 1300, due volte a settimana (lunedì e mercoledì, ore 9-17) ai circa 250-300 fruitori iscritti annualmente, una decina, in media, al giorno.

A fronte della decisione del vicesindaco Lorenzo Maggi di chiudere in seguito alle relazioni tecniche sulla sicurezza dell'edificio, AchiviAmo aveva parlato di "un progetto naufragato dopo solo 4 mesi", sottolinenando che avrebbe continuato a pagare le due archiviste fino a luglio. Dossena aveva anche fatto presente che "quasi nessun archivio in Italia è a norma" e che spesso il Comune ha agito in deroga sulla sicurezza per molti edifici pubblici, tra cui teatro, palazzetto e scuole. "L’utilizzo 'in deroga' - replica palazzo Broletto - non è una soluzione ragionevolmente applicabile, come invece accade per altri edifici, ad esempio il Teatro alle Vigne o il PalaCastellotti, in quanto, nel caso dell’Archivio, siamo in presenza di un rischio continuativo e non di un evento programmato e di durata limitata nel tempo".

E sul musicologo americano interessato a venire a Lodi per una ricerca, il Comune rimarca che quella, "così come altre richieste", sono "ancora al vaglio dell’ufficio preposto alla gestione dei rapporti con gli utenti ed alle autorizzazioni alla consultazione": la risposta, sulla chiusura dell'Archivio, "fornita in totale autonomia da Archivi-Amo non può rivestire carattere di ufficialità". Il Comune sta cercando una sede alternativa ma è inevitabile, in città, il raffronto col Museo Civico, chiuso da anni.