Accusato di pedofilia a Codogno. L'avvocato: "C’è tanto da chiarire

Dal carcere di San Vittore dove si trova dal 18 giugno continua a professarsi innocente. A carico di un 48enne di Codogno però restano le pesantissime accuse

Il pubblico ministero Alessia Menegazzo

Il pubblico ministero Alessia Menegazzo

Codogno (Lodi), 19 settembre 2019 - Dal carcere di San Vittore dove si trova dal 18 giugno continua a professarsi innocente. A carico di un 48enne di Codogno però restano le pesantissime accuse per aver avuto rapporti sessuali in casa sua con tre ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Per la procura di Milano a seguire le indagini è il pm Alessia Menegazzo. Il 48enne è indagato per violenza sessuale, corruzione di minore, sostituzione di persona e infine produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’avvocato Lorenzo Tornielli, che difende il presunto pedofilo, che già a luglio si è visto respingere la richiesta di scarcerazione del tribunale del Riesame, incontrerà il magistrato per chiarire la posizione del 48enne lodigiano. «Il mio assistito ha fatto delle ammissioni davanti al gip di Milano, ma ci sono ancora tanti aspetti che non tornano nella ricostruzione fornita dalla procura», afferma l’avvocato del 48enne. Gli investigatori descrivono come una ragnatela virtuale, ma dalle conseguenze tremendamente reali, quella tessuta dall’uomo (invalido civile sofferente di importanti patologie psichiche che gli impediscono di uscire di casa da quando aveva 15 anni).

Per l’accusa utilizzava in modo criminale la chat simultanea Whatsapp e grazie a un profilo falso avrebbe abusato per anni di minorenni: il 48enne si celava sotto il profilo di “Giulia”, una inesistente teenager cattiva e minacciosa, e con messaggini voleve soggiogare le ragazzine. Per la difesa questo è però un aspetto ancora tutto da verificare. Come quello delle date: l’indagato afferma che tutto si sarebbe svolto tra la fine del 2017 gli inizi del 2018, quando la madre morì, ed egli si trovava in uno stato di disperazione assoluta. L’accusa invece fa risalire le date al 2015. L’uomo ha anche filmato gli incontri, avvenuti nell’appartamento dove abita. E secondo l’accusa, non soddisfatto, minacciava le bambine di pubblicare video e foto online se non avessero soddisfatto le sue richieste (i video però non sarebbero mai stati diffusi). «In questa vicenda l’uso della chat di Whatsapp non ha alcun peso – dice il legale del 48enne –. La 13enne, prima “vittima” del mio assistito, era già in contattatto con lui perché le faceva ripetizioni. Era stata proprio lei a portare le altre due ragazzine nella casa. Lei si era addirittura innamorata di lui. Ci sono le chat che confermano. Inoltre le ragazze si sono sempre e solo recate nella sua abitazione, in quanto egli non usciva di casa, e ciò pare pacifico. Le date assumono un rilievo fondamentale in quanto, trattandosi di rapporti consenzienti, solo la circostanza che le ragazze fossero infra quattordicenni ne determina l’illiceità».