di Laura De Benedetti

Guardamiglio (Lodi), 4 maggio 2014 - «Per non dimenticare le donne vittime del femminicidio. A ricordo di Angelica Timis, qui tragicamente scomparsa il 24 maggio 2013». Queste le parole sulla lapide, una roccia bianca nel verde del prato, circondata per l’occasione da fiori, inaugurata ieri mattina nel parco di via Paolo VI per ricordare la donna di 35 anni, di origine romena, massacrata poco meno di un anno fa (la commemorazione è stata anticipata per evitare la concomitanza con le elezioni) a coltellate dall’ex convivente, il lodigiano Maurizio Ciceri, condannato il 17 marzo a 30 anni di carcere, il massimo della pena col rito abbreviato.

«È accaduto tutto qui, in pochissimi istanti — ha ricordato la sindaca Maria Grazia Tondini, che ha fermamente promosso l’iniziativa —. Angelica era una di noi. Guardamiglio non può dimenticare e non può non fermarsi a riflettere. Il femminicidio ha a che fare col potere maschile sulle donne, con una cultura giustificativa patriarcale diffusa tra i nostri bambini. E’ dunque importante partire con l’educare i giovanissimi a creare rapporti sentimentali stabili ed equilibrati. La posa di questa lapide è un primo gesto concreto, per ricordare che donne che prima avevano un posto in casa, nella famiglia, nella società sono state vittime di violenza e che noi vogliamo combattere questa cultura». All’intitolazione del parco, lo stesso dove Ciceri si era appostato in attesa dell’arrivo di Angelica e dove l’ha uccisa a coltellate nonostante il coraggioso intervento di due passanti, ieri, c’erano circa 40 persone (poche rispetto alle centinaia che avevano affollato la fiaccolata per le strade del paese pochi giorni dopo la tragedia), tra cui Angelo Bernardi, comandante della stazione dei Carabinieri, il parrocco don Pierluigi Bolzoni, che ha elargito la benedizione, i familiari, in particolare la sorella di Angelica, Paolina, e il figlio Luciano, che Paolina ha adottato e che cresce insieme ai propri 3 figli. Tra gli astanti anche alcune rappresentanti del movimento Se non ora quando? - Snoq Lodi e dell’associazione Donne&Donne di Sant’Angelo: «Le donne devono poter dire sì o no senza paura di incorrerre nella violenza — ha sottolineato Danila Baldo, parlando a nome di tutte —. Quest’ultima è sempre da condannare ma è particolarmente brutta quando si scatena in famiglia. Siamo qui per dire ‘mai più’; anche gli uomini devono rendersi conto che bisogna cambiare mentalità». «Sono contentissima — afferma Paolina Timis —. Ringrazio il sindaco e tutto il paese che ci sono sempre stati molto vicini. Almeno qui, Angelica, non sarà dimenticata».

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