Lodi, 26 aprile 2014 - Lo stesso nome, cinquecento anni dopo. Quando il 28 ottobre del 1958 Angelo Giuseppe Roncalli fu scelto dai cardinali per succedere a Pio XII, la fine del conclave aprì il giallo del nome. O meglio, del numero da associarvi. Dalla loggia centrale di San Pietro, il cardinale protodiacono annuncia l’«habemus papam», «qui sibi nomen imposuit Iohannem». «Che si è imposto il nome di Giovanni». Ma è dall’inizio del Quattrocento che nessuno si chiama così. E l’ultimo eletto con questo nome ha regnato, brevemente, mentre un altro Pontefice era vivo sul trono di Pietro e un altro ancora pretendeva il suo posto. Anni complessi, di imperatori che si contendevano il trono e di cardinali e prelati che aspiravano al papato, appoggiando questo o quel contendente. Il Giovanni del ’400 si chiamava (anche lui) XXIII. Tradizione della Chiesa, nei secoli, è che un Papa legittimo prenda il nome del predecessore illegittimo, cancellandone in qualche modo la memoria. E Roncalli, riprende l’uso, come fa, una volta Papa, per abiti e ornamenti rinascimentali. Dichiarando «antipapa» il predecessore quattrocentesco, Baldassarre Cossa, nobile di Ischia, con buoni appoggi fra i Medici della Toscana. La decisione, forse, matura prima del Conclave del 1958, di qualche mese.

È l’estate dello stesso anno. Il futuro Pontefice, ancora cardinale, è in visita a Lodi, dall’amico vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti. Nel palazzo che si affaccia sull’abside dell’antica cattedrale lombarda, una vasta galleria dai tratti barocchi, tappezzata in seta gialla, introduce all’ufficio del vescovo. Allora come oggi. Nell’ampia sala, una grande collezione di quadri. Non tutti capolavori. Per lo più, ritratti di presuli che hanno guidato la diocesi, fiera delle sue tradizioni antichissime, risalenti ai tempi di San Bassiano. Fra alcuni quadri più anonimi, un altro dipinto. Benedetti e Roncalli passeggiano parlando fra loro. E il futuro Pontefice lo nota. L’imperatore Sigismondo insieme a Lodi, con Giovanni XXIII, che indice il concilio di Costanza. Il ricordo di un evento storico che risale al 1414, avvenuto nella città al confine fra la terra di Milano e quella di Cremona. Un sorriso, un bonario rimprovero. «È sconveniente che nel palazzo di un vescovo ci sia il ritratto di un antipapa», fece notare l’allora patriarca di Venezia all’amico. Pochi mesi dopo, l’annuncio del protodiacono dalla loggia di San Pietro . Il nuovo Papa si chiama Giovanni XXIII. E Cossa resta per sempre un antipapa.

di Guido Bandera