San Rocco al Porto, 24 novembre 2011 - Il ponte provvisorio sul Po che per 13 mesi aveva consentito il ripristino dei collegamenti (sia pure parziale) tra la sponda lodigiana di San Rocco al Porto e la città di Piacenza, dopo il cedimento dello storico viadotto lungo la via Emilia, è finito in fonderia. Fatto a pezzi come “ferrovecchio”. Ma era tutto previsto.

E tutto compreso nel prezzo indicato da Anas: 6.170 milioni di euro per spese di costruzione, oneri di installazione, costi di gestione e sorveglianza. E - alla fine - interventi di rottamazione.
La dismissione del collegamento temporaneo è stata graduale: in prima battuta è stato rimosso il “salto sull’acqua” dall’isolotto Maggi in comune di San Rocco fino alla sponda piacentina (185 metri di tragitto galleggiante). Poi è stato il turno della “passerella” dalla sponda lombarda del Po fino all’isolotto Maggi (altri 92 metri). Ma a San Rocco - a partire dalla località “San Sisto” - era stato realizzato anche un nuovo percorso asfaltato di accesso al ponte. Gli elementi galleggianti dalla sponda del fiume fino all’isolotto Maggi per diversi mesi sono stati al centro di molte riflessioni con diverse ipotesi di riutilizzo. Anche a scopo turistico come “balcone” affacciato in prima linea per ammirare il grande fiume.

Il viadotto realizzato da un raggruppamento temporaneo di imprese (Solidus Srl–Cimolai S.p.A.) era entrato in esercizio il 14 novembre del 2009 per compensare almeno in parte il disagio scaturito dal cedimento di una campata del ponte della via Emilia (30 aprile 2009) e il conseguente black-out del traffico dal km. 262+392 ed il km. 263+487. La sola possibilità di collegamento rapido aveva fatto capo alla autostrada A-1 tra i caselli di Piacenza Nord (Guardamiglio) e Piacenza Sud (località Le Mose).

Il “pensionamento” definitivo del ponte galleggiante era avvenuto il 18 dicembre 2010 con l’inaugurazione del nuovo viadotto (investimento di circa 60 milioni di euro, ndr). Ma il ponte provvisorio ha saputo scrivere pagine memorabili nella cronaca locale e un poco anche nella storia. A partire dall’alto profilo progettuale: elementi galleggianti realizzati con tecnologia d’avanguardia e praticamente confezionati come un abito su misura. «Era anche bello sotto il profilo estetico — ricordano in molti —, aveva un suo fascino. Il fiume veniva attraversato in automobile dando quasi la sensazione di un transito a pelo d’acqua, a velocità moderata e con la “colonna sonora” delle assi di legno che vibravano sotto le ruote».

Nella prima fase di attività l’accesso al ponte provvisorio era stato vietato nelle ore notturne (sbarre abbassate dalle 23 alle 5 del mattino). Poi via libera salvo le numerose interruzioni dovute alle piene del fiume. Disco rosso, infatti, ogni qual volta il livello del Po cresceva sopra i 5 metri. Ora del ponte provvisorio non rimane più alcuna traccia. Resta solo il nastro d’asfalto da San Sisto alla sponda del Po (accesso consento solo a veicoli autorizzati). Tutto il resto è stato spianato, comprese le pile a cui erano ancorati gli elementi galleggianti.