Ospedaletto Lodigiano, 2 maggio 2011 - «Gino u mitra», omone alto e grosso, si vedeva sempre in sella a un malandato motorino tra i vicoli della Kalsa, quartiere arabo che si affaccia sul mare di Palermo. Ma per gli inquirenti Luigi Abbate, 53 anni, ribattezzato “Gino u Mitra” per la confidenza con le armi, è un milionario e attraverso una fitta rete di parenti e prestanome gestisce società di trasformazione e smaltimento di rifiuti.

Per questo il Tribunale su proposta del questore ha sequestrato due giorni fa ad Abbate - già condannato a 6 anni - beni e attività stimati in 22 milioni di euro: società, coop sociali, 4 case e un chiosco di bibite e gelati in piazza Kalsa a Palermo.

Nelle sue mani sarebbe stata la gestione dei rifiuti in diversi comuni del Nord, fra Lombardia e Liguria, attraverso la società a responsabilità limitata «Italia 90», il cui quartier generale a Ospedaletto Lodigiano ieri era sbarrato dato che mezzi, capannone e attività sono state sigillate.

La ditta si è aggiudicata oltre 40 gare d’appalto negli anni. Secondo gli investigatori, Abbate aveva intuito che il suo “impero” stava per essere sequestrato: «C’era in atto — racconta Loredana D’Arpa, dirigente della sezione Misure di prevenzione della Questura di Palermo — la trasformazione della società Italia 90 nel tentativo di ripulirla».

A poco a poco, beni e mezzi stavano diventando proprietà di un’altra ditta finita sotto sequestro, Ecoitalia Ambiente srl con sede a Palermo in via Messina Marine, che risultava intestata a tre incensurati, Giovanni Lo Cascio, Giorgio Nicoletti e Salvatore Di Paola. Tutti uomini di fiducia, per gli inquirenti, di Abbate. Così come i soci delle dieci coop sociali ora sotto sequestro. «Coop fantasma — dicono gli investigatori — da sfruttate per interessi illeciti».