Pavia, 24 gennaio 2011 - Era il gran cerimoniere della cupola lombarda, a cui il boss pavese Pino Neri si rivolgeva per chiedere favori e autorizzazioni, e da cui dipendeva gran parte delle decisioni della ’ndrangheta lombarda. Anche nella famosa cena al Circolo Falcone e Borsellino del 31 ottobre 2009 fra tutti i capi della ’ndrangheta regionale, organizzata per designare l’erede di Carmelo Novella dopo il suo assassinio, l’avvocato pavese premeva su di lui per far mettere Pasquale Zappia a capo supremo del sodalizio.

Vincenzo Mandalari, classe 1960, nato a Guardavalle (Catanzaro), incensurato, imprenditore edile, attivo nel settore delle compravendite immobiliari, capo della «locale» di Bollate è stato arrestato dai carabinieri di Monza alla stazione di San Giuliano, mentre stava andando ad un appuntamento con la moglie.

Per Mandalari c’era un ordine di custodia cautelare firmato dal pm Andrea Ghinetti su richiesta dei pm della Dda Ilda Boccassini, Alessandra Dolci e Paolo Storari, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura e turbativa di consultazione elettorale.

Il suo nome era nell’elenco dei 174 rinviati a giudizio in cui compaiono anche l’ex direttore dell’Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco, l’avvocato Tributarista Giuseppe Neri, e l’imprenditore edile di Pavia Francesco Bertucca. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano aveva svelato una presunta rete di cellule legate alla ’ndrangheta intrecci a doppio filo tra criminalità organizzata e affari in Lombardia. Per la procura erano 15 le organizzazioni locali in Regione, di cui una proprio a Pavia. Gli esponenti si incontravano periodicamente in summit in cui venivano concordati i metodi d’azione e le strategie del gruppo.

Al maxi blitz dell’operazione «Infinito» di luglio erano seguite dopo qualche giorno le dimissioni dell’assessore al commercio del Comune di Pavia Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale. Passati 3 mesi era scattato anche l’arresto del sindaco di Borgarello Giovanni Valdes, accusato di turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti avrebbe contribuito a truccare la gara per l’aggiudicazione di un terreno di Borgarello, finito nelle mani di una società collegata allo stesso Chiriaco.

L’ex direttore sanitario dell’Asl sarà processato nella sua città il 9 marzo, insieme all’ex assessore Pietro Trivi, per le accuse di turbativa d’asta e corruzione elettorale. A giudicarlo per il concorso esterno in associazione mafiosa sarà invece il Tribunale di Milano, l’11 maggio. assieme a Giuseppe Neri e all’imprenditore Francesco Bertucca.