Lodi, 28 ottobre 2010 - Dopo tre “traslochi”, l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna (Izsler) finalmente ha una sede tutta sua a Lodi, a due passi dalle strutture del Parco Tecnologico padano e della Facoltà di Veterinaria. Pianta a croce latina, superficie di mille metri quadrati, un grande lucernario con tanto di pannelli fotovoltaici su terreni concessi in diritto di superficie.
 

La nuova struttura è costata, in fondi pubblici, 2 milioni e 654mila euro. E lo slogan dei dieci ricercatori che vi saranno impegnati è: «Essere dentro ai problemi per proporre soluzioni». Con le stelle polari della ricerca, supporto tecnico-scientifico ad aziende, privati ed altri enti pubblici e la formazione degli operatori del settore. Nell’istituto i ricercatori potranno eseguire le “autopsie” su animali morti in modo sospetto, raccogliere statistiche e affrontare sfide come il “problema diossine”. In generale, all’Izsler di Lodi verranno analizzati gli alimenti di tipo animale e vegetale con test chimici, microbiologici e radioattivi. Ieri al taglio del nastro erano presenti il presidente dell’Izsler Francesco Tirelli, il dirigente dell’Unità operativa regionale Veterinaria Piero Frazzi, il preside della Facoltà di Medicina veterinaria della Statale Giorgio Poli, Stefano Cinotti, direttore dell’Izsler, il prefetto Peg Strano Materia, il presidente della Provincia Pietro Foroni, il sindaco Lorenzo Guerini e il vescovo Giuseppe Merisi.

«L’izsler è uno dei maggiori riferimenti nazionali della sicurezza alimentare intesa nella più ampia accezione — ha assicurato Cinotti — comprensiva di tutta la filiera: dal benessere animale alla tossicologia alimentare, frontiera inesplorata. A ciò si aggiungano le attribuzioni che riguardano i vegetali, vino compreso, con non poche richieste di indagini per matrici ancor più nuove come cosmetici o prodotti da fitness».

«La sezione Lodi è in grado di assicurare una rete di servizi per verificare la salubrità e la qualità degli alimenti di origine animale, igiene degli allevamenti e il corretto rapporto tra insediamenti umani, animali e ambiente», ha ribadito Giorgio Varisco, direttore sanitario dell’istituto. Gli obiettivi? «Dare direttive ai professionisti coinvolti nei controlli, raccogliere dati utili per valutare i rischi, migliorare la tutela del consumatore». D’altronde, come ha spiegato Frazzi, «gli allevamenti, in gran parte di tipo “industriale”, sono soggetti a continui rischi di infezione a causa delle intense movimentazioni di animali. Prevenire il rischio di epidemie è prioritario». Nella struttura faranno tirocini, stage e formazione post-laurea anche decine di studenti. «Perché la medicina veterinaria si occupa anche del controllo delle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo», spiega Poli.