Casalpusterlengo, 16 ottobre 2010 -  Di male in peggio per le decine di pendolari della tratta Piacenza-Milano, con punte di criticità che finiscono per concentrarsi in particolar modo sullo scalo di Casalpusterlengo. Il male è ormai cronico: orari quasi mai rispettati, sovraffollamento, carrozze gelide d’inverno e bollenti in estate. E pulizia scarsa, al punto che qualcuno ogni giorno si porta da casa una salvietta o un panno da stendere sul sedile.

Il peggio, però, è in arrivo da dicembre con il nuovo orario che velocizza i convogli della tratta Mantova-Cremona-Milano sopprimendo le fermate intermedie. Guarda caso Casalpusterlengo finisce ancora una volta nel’occhio del ciclone perché - da diverso tempo - qui sta piovendo proprio sul bagnato. «Ci hanno già tolto diverse fermate — protestano in coro i pendolari casalesi —. Ora questi tagli annunciati ci procurano altri pesantissimi disagi».
«Ci sono stati riconosciuti pochi euro di sconto sul ticket di abbonamento — attacca Paolo Solari — ma a mio parere questa compensazione non assolve i peccati. Preferisco pagare il dovuto e avere un servizio adeguato ed efficiente». Francesco Andena è un po’ meno pessimista. «Trovo che in quest’ultimo periodo gli orari si sono abbastanza stabilizzati. Non è ancora il caso di cantare vittoria, ma qualcosa si è mosso».

A detta di Giuliano Carenzi, invece, la situazione degli orari continua a essere disastrosa. «Fino a Rogoredo i tempi di percorrenza sono abbastanza accettabili — dice Carenzi — ma da Rogoredo in poi per chi come me deve proseguire fino a Lambrate, ogni giorno è un’odissea. Giusto un percorso ad ostacoli per dare precedenze ad altri convogli».

 

Le voci dei pendolari casalesi diventano più squillanti sul treno 20422 che arriva puntuale, alle 7.32 per “l’imbarco” di studenti e lavoratori in attesa sul marciapiede numero 1. E ieri anche il cronista ha potuto verificare in prima persona fino a che punto questo convoglio fosse “sgangherato”: molti passeggeri si sono allontanati in gran fretta da una carrozza gelida, resa ancora più inospitale e triste dalla coltre di nebbia distesa sulla Bassa, ma neppure lo scompartimento vicino offriva un adeguato comfort. Anzi, un finestrino rotto rattoppato con un foglio di cellophane blu, un’infinità di sedili lerci. «Ordine e pulizia qui lasciano proprio a desiderare — dice Anna Moscuzza —, viaggio da 20 anni e non cambia mai nulla».

«Ogni spostamento è pieno zeppo di disagi — interviene Stefania Corona —. Abbiamo bisogno di maggiori collegamenti. Se poi viene indetto uno sciopero dobbiamo subire un’impennata di disagi, perché vengono garantiti solo servizi in fascia protetta. Chi ha iniziato presto a lavorare e stacca nel primo pomeriggio si trova a girare a vuoto per diverse ore ed è un’attesa snervante». «Ho dovuto accettare di lavorare a tempo pieno — ricorda Silvia Rossi — perché per il ritorno a Casalpusterlengo da mezzogiorno alle 15.30 non ci sono treni. E dire che non sono la sola a rivendicare un convoglio da Milano verso sud nel primo pomeriggio. Ci sono molti altri lavoratori e soprattutto parecchi studenti».

 

«La situazione delle pulizie è scandalosa — ribadisce Paola Assenza —. E l’esperienza mi insegna che tra poco con l’inverno le cose peggioreranno e avremo un’enormità di carrozze fredde». «Invidio i pendolari di Lodi che hanno ottenuto collegamenti metropolitani — dice Cinzia Dasgoni —, speravo tanto che si trovassero soluzioni per agevolare anche la stazione di Casalpusterlengo e magari anche pure lo scalo di Secugnago a cui fa capo una consistente utenza. Ma le nostre attese hanno davvero poche prospettive di successo».

«Anche noi a Codogno abbiamo un aiuto in più dalla fermata dei treni che collegano Mantova e Cremona a Milano — ammette Barbara Zanelli —: quei convogli si fermano perché necessariamente devono fare scalo a Codogno per via della diramazione della linea Piacenza Milano. Ma anche noi siamo ancora lontani dall’essere soddisfatti». E Francesco Filizzola mette sotto i riflettori tutta l’amarezza per i troppi ritardi che deve accumulare sul lavoro. Ritardi che lo costringono a chiedere permessi non retribuiti o a sprecare giorni di ferie.