Milano, 10 agosto 2010 - Anche Lodi diventerà, col nuovo anno, «centro di tipizzazione di secondo livello per i donatori di midollo osseo». Un passaggio fondamentale per evitare che un centro accreditato possa non restare al passo con il resto d’Europa: «Il passaggio alla tipizzazione in alta risoluzione — spiega Alberto Degiuli, referente del Laboratorio di Biotecnologie dell’Ospedale Maggiore e del Centro Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), fondato dall’Associazione Amici di Serena — è una richiesta che ci è pervenuta dal nostro Registro nazionale Admo perché si è osservato che negli ultimi tempi le ricerche di donatori vengono concentrate sempre più verso la Germania, dove la tipizzazione è “al top”. La differenza tra i due livelli di tipizzazione, bassa e alta, è fondamentale. Si pensi alla pagina di un libro: con la bassa risoluzione si vedono solo forma e paragrafi, con l’alta si distinguono le lettere, si capisce se le parole sono corrette».

«Quando un ospedale — aggiunge Degiuli — cerca nei registri un donatore compatibile, con l’alta risoluzione ha subito un riscontro immediato, evitando di perdere settimane in ulteriori approfondimenti di compatibilità». L’investimento a Lodi è tanto più congruo data la crescita esponenziale dei potenziali donatori, sempre in percentuale elevata in rapporto alla popolazione: «Grazie all’accordo tra Avis (con Casimiro Carniti, presidente provinciale e segretario regionale, ndr) e Admo, per lo “scambio” di donatori, le iscrizioni sono aumentate, in poco più di un anno, dell’84% (circa 400 nuovi donatori; 2.300 in totale), facendo sì che Lodi diventasse un “caso” da imitare in tutta la Lombardia e in Italia. Siamo stati apripista e ora lo stesso sta avvenendo a Monza, Como, Varese. Il donatore di sangue ha una sensibilità diversa rispetto a chi decide di diventare donatore di midollo perché colpito dagli appelli lanciati in occasione della malattia di un conoscente salvo poi rifiutarsi di sottoporsi a prelievo se chiamato per altri casi, com’è purtroppo accaduto. Chi già dona sangue lo fa perché ci crede: chiedergli di divenire anche donatore Admo è stato un passo naturale e vincente». Tanto più che oggi non c’è più nemmeno bisogno, in caso di chiamata per una donazione di midollo, di sottoporsi ad intervento in anestesia: «Anche in Italia ora si è passati, per la raccolta di cellule staminali emopoietiche circolanti, alla leucaferesi: in pratica il donatore, sotto controllo medico, per 5 giorni assume un farmaco che fa aumentare le cellule midollari. Quando la quantità è al massimo queste vengono prelavate attraverso un processo simile alla plasmaferesi, come un semplice prelievo».

Dal prossimo anno, dunque, tipizzazione ad alta risoluzione per tutti i nuovi potenziali donatori; per gli altri iscritti, invece, si procederà “d’ufficio”: «Ci basterà “rileggere” il loro Dna con l’alta risoluzione senza bisogno di richiamarli. Partiremo con i 30 enni, i cui dati sono stati “rinfrescati” negli ultimi 2 anni, e poi arriveremo agli over 40. A Pavia dove già un centinaio di persone sono passate al secondo livello, le donazioni sono aumentate. A Lodi dal 1993 ad oggi sono state una trentina (600 in Lombardia): è già un numero considerevole». Giuseppe Cambiè, direttore sanitario di Avis Lombardia e direttore del centro trasfusionale dell’Ao di Lodi, assicura che il progetto partirà col nuovo anno, una volta acquistati i nuovi strumenti e materiali di laboratorio: «Dovevamo comunque rinnovare gli acquisti e la differenza di costi tra bassa e alta risoluzione non è elevata. Ma dal punto di vista qualitativo è un passaggio importante, essenziale nel medio termine».