2009-07-09
NON È PIÙ lo stesso uomo Davide Parini. Il carcere lo ha segnato nel volto e nei gesti, i sedici mesi e mezzo passati fra i «protetti» (l’infamante sezione di pedofili e stupratori) del carcere di Cremona si vedono tutti nel pallore e nel convulso intrecciarsi delle mani che non hanno pace, che disegnano nell’aria spiegazioni a quello che non si può spiegare: un figlio che ti accusa di averlo violentato «sapendo di raccontare il falso. Solo per vendicarsi di chissà cosa». Gli ha fatto tanto male quella bugia a Davide, ha devastato anche sua moglie Anna. E ha strappato adolescenza, giovinezza e infanzia ai sei figli (cinque adottivi e una naturale) e ai diciassette bambini in affido. Un male terribile, che in parte è stato lenito dalla sentenza di piena assoluzione decisa dai giudici di Lodi. Davide è tornato a casa da quel che resta della sua grande, grandissima famiglia. «Cercherò di riprendermi la mia vita», dice. Quello che vuole adesso questo quarantottenne che ha perso tutto in una manciata di secondi («il 19 febbraio 2008 mi arrestarono senza darmi l’opportunità di raccontare la