2009-05-07
STEPHANIE Tonani, di Castiglione d’Adda, 28 anni, da sei impegnata nella Protezione Civile nazionale, ha trascorso due settimane in Abruzzo, nei luoghi devastati dal terremoto dello scorso 6 aprile.
Perché ha scelto di far parte della Protezione Civile?
«Il desiderio di aiutare gli altri è sempre stato nel mio dna. Dopo le prime esperienze sulle ambulanze della Croce Rossa di Codogno, ho sentito la necessità di fare di più e quindi sono entrata a far parte dell’associazione nazionale della Protezione Civile».
Quali compiti sono assegnati a una donna? In quante siete?
«Nella provincia di Lodi siamo dieci. Nella Protezione Civile, non si fanno distinzioni tra uomo e donna. Ognuno fa quello per cui è più portato, sia che si tratti di segreteria, sia che si debba montare un ponte radio».
Ci può raccontare la sua esperienza in Abruzzo?
«La definirei con una sola parola: indimenticabile. Tutto è iniziato il giorno del terremoto. Sono stata avvertita la mattina e, dopo poche ore, siamo partiti con la colonna mobile della Regione Lombardia. La nostra meta era Monticchio, paesino alle porte di L’Aquila. Al nostro arrivo, ci siamo trovati di fronte un abbandono agghiacciante. Subito ci siamo messi al lavoro per allestire le tendopoli e garantire a tutti gli ospiti un riparo per le fredde notti seguenti. Negli occhi della gente, c’era ancora la paura per le scosse, che continuano anche oggi. Il sollievo alla fatica è arrivato dalla gratitudine di coloro che abbiamo assistito. Una mattina, un camionista, dovendo partire per lavoro, ci ha chiesto di conservargli il posto in tenda. Dopo due giorni, è ritornato con tre scatole di cioccolatini».