Nuoto paralimpico, il fenomeno mondiale arriva da Cassinetta

A tu per tu con Simone Barlaam che a soli 17 anni si è aggiudicato quattro medaglie, di cui due d'oro, ai Mondiali di Città del Messico

Simone Barlaam, campione del mondo di nuoto paralimpico

Simone Barlaam, campione del mondo di nuoto paralimpico

Cassinetta di Lugagnano (Milano), 22 dicembre 2017 - E’ nata una stella. Simone Barlaam, diciassettenne di Cassinetta di Lugagnano, è il nuovo fenomeno del nuoto paralimpico italiano. Vero e proprio mattatore dei Mondiali appena disputati a Città del Messico, si è aggiudicato ben quattro medaglie, due ori nei 50 e 100 metri stile libero classe s9, un argento nella staffetta 4x100 stile libero e un bronzo nei 100 metri dorso classe s9. Le speranze di conquistare un risultato di spessore erano elevate, ma nemmeno lo stesso giovane atleta della Polha Varese poteva immaginare un risultato simile. «Sapevo di poter far bene nelle gare a stile libero - spiega Barlaam -. La tensione però era palpabile e avrebbe potuto giocare brutti scherzi, ma per fortuna è andata bene. Poi non vedevo l’ora di dedicare la vittoria a mio nonno, scomparso il giorno prima delle gare».

Simone Barlaam è nato con un’ipoplasia al femore destro e da bambino è stato costretto a subire ben dodici operazioni. Un calvario che inevitabilmente ha portato il giovane nuotatore a crescere in fretta. «La paura di non farcela c’è sempre stata, soprattutto prima di ogni intervento - ammette il campione del mondo -. Sono un ragazzo come gli altri, a volte vuoi mollare tutto e piangi di nascosto. La cosa importante è riuscire sempre a rialzarsi anche grazie all’aiuto delle persone care». «Avendo dovuto affrontare diverse prove nella mia vita, posso dire senza alcun tipo di superbia di essere più maturo di molti miei coetanei. I diciassettenni del giorno d’oggi si danno alla pazza gioia e usano poco il cervello...».

Simone Barlaam e l’acqua hanno sempre avuto un feeling particolare fino in tenerà età. Il nuoto era l’unico sport praticabile, che non procurava troppi danni alla gamba. Ma a 11 anni gli stimoli per continuare a proseguire il proprio percorso vennero meno e solo grazie all’intervento dell’allenatore Massimiliano Tosin e della società Polha Varese il ragazzo scoprì il mondo del nuoto paralimpico tornando a vedere la luce. Fino a qualche mese fa Simone ha frequentato il liceo scientifico Bramante di Magenta, ma da qualche mese, un po’ per preparare al meglio i Mondiali, un po’ per tuffarsi in una nuova esperienza, si è trasferito, da solo, a Sidney in Australia.

«Quello di trascorrere un anno all’estero era un sogno che avevo fin da piccolo - svela -. Imparare in maniera approfondita la lingua credo sia fondamentale e poi in Australia mi trovo veramente bene. Qui mi alleno dalle 5 alle 7 del mattino, poi dalle 8.50 fino alle 15 sono a scuola. Mi riposo un’oretta e torno ad allenarmi dalle 17 alle 19. Se fai qualcosa che ti piace e di cui sei innamorato, la fatica viene in secondo piano». La sensazione è che siamo di fronte a un vero fenomeno, degno erede di Federico Morlacchi, icona del nuoto paralimpico italiano.

I prossimi obiettivi di Simone si chiamano Trials e Giochi del Commonwealth, per poi arrivare all’estate quando proverà a confermarsi ai Giochi del Mediterraneo e agli Europei di Dublino. «Se penso in che condizioni ero solamente qualche anno fa, quando facevo fatica anche a camminare, credo di aver fatto qualcosa di incredibile anche per me stesso - sottolinea Barlaam -. La cosa che posso garantire è che non ho alcuna intenzione di adagiarmi. I trionfi al Mondiale sono sono solamente un punto di partenza per migliorare ulteriormente e conquistare altre medaglie».