"Le tasse stritolano l'industria: vince chi delocalizza all'estero"

Tuona Fabrizio Castoldi, presidente della Bcs di Abbiategrasso: "Ma io resto qui" di MICHELE AZZIMONTI

La Bcs di Abbiategrasso (StudioSally)

La Bcs di Abbiategrasso (StudioSally)

Abbiategrasso (Milano), 18 novembre 2015 - «Basta Imu. basta Ires, basta Tasi» Fabrizio Castoldi, presidente della Bcs di Abbiategrasso (che ha chiuso l'esercizio 2014/15 con un fatturato a 110 milioni di euro, in aumento del 4,7%) è visibilmente irritato: «Le industrie manifatturiere stanno combattendo in prima linea per difendere l’industria e il lavoro italiani. Ma il governo non ha ancora capito che non possiamo combattere ad armi pari con le aziende straniere se in casa abbiamo un nemico che affossa tutti i nostri sforzi, ossia le tasse».

Come non dare ragione al patron di Bcs? «Se in Francia la tassazione per le imprese è al 33% - attacca Castoldi - come può resistere sul mercato un imprenditore italiano che nel suo Paese è costretto a pagare fino all’85% di tasse? Il dato è certificato da una ricerca condotta dalla Bocconi. Accade anche che un numero minimo di imprese arrivi a pagare fino al 100%». Ma l’elenco delle assurdità non finisce qui. «Le aziende meno tartassate, quelle dove la tassazione si ferma al 35% - continua Castoldi -, sono quelle che hanno la sede in Italia ma la produzione all’estero. Vincono cioè le aziende che delocalizzano. E ormai sono tantissime le aziende che abbandonano il nostro Paese per trasferire la produzione all’estero, dove la tassazione è più favorevole e le aziende vengono considerate una fonte di crescita e non un salvadanaio da saccheggiare. All’estero chi fa ricerca viene detessato e riceve un bonifico in pochi giorni. Qui da noi è solo un sogno. Ma non delocalizzerò la produzione, rimango in Italia. Sperando che qualcosa cambi».

di MICHELE AZZIMONTI