Rescaldina, Emerson in sciopero per salvare 150 posti di lavoro

Dopo che l'azienda ha comunicato di voler spostare la produzione in Malesia e in Germania

Il corteo dei dipendenti Emerson

Il corteo dei dipendenti Emerson

Rescaldina (Milano), 11 febbraio 2022 - Una crisi che mette a rischio 150 lavoratori e un’intera realtà territoriale, ma anche un segnale da non sottovalutare perché potrebbe aprire la strada a ulteriori, uguali iniziative da parte di aziende dello stesso settore: dopo che la Emerson di Rescaldina, per tutti ex Raimondi, ha comunicato di voler spostare la produzione in Malesia e in Germania lasciando a un passo dal baratro 120 dipendenti, una trentina di addetti a diverse funzioni collegate direttamente all’attività della fabbrica e chi lavora nell’indotto, questa mattina i lavoratori hanno scioperato, attraversato le strade del paese e infine raggiunto il Comune per incontrare il sindaco Gilles Ielo.

“Come sindacalisti della Fim ribadiamo che saremo presenti a tutti i tavoli di crisi istituzionali – ha spiegato Edoardo Barra di Fim Milano Metropoli -. Con forza difenderemo i diritti dei tutti i lavoratori Emerson. Nessuno di loro sarà lasciato da solo e nessuno di loro può essere lasciato senza un lavoro. Il Comune, la Regione e il Ministero devono avere il coraggio di assumersi delle responsabilità. È necessario usare ogni strumento utile per evitare la chiusura dello stabilimento, oppure riconvertire il sito e assorbire la forza lavoro attualmente presente in Emerson”.

È possibile che, oltre alle altre cause, il lievitare delle spese energetiche per la produzione sia diventata l’occasione per tradurre in pratica piani di delocalizzazione già pronti da tempo? “È probabile che ci sia anche questo aspetto da tenere in considerazione, ma il nostro vero timore, in un territorio nel quale le aziende che si occupano di produzioni simili a quella dell'azienda di Rescaldina sono numerose, è che se dovesse passare una logica di delocalizzazione come questa portata avanti per la Emerson, nulla impedirebbe agli altri di seguire la stessa strada. Per questo non abbiamo alcuna intenzione di cedere e l’obiettivo è salvare una realtà come questa, che ha una dimensione tale da condizionare con effetti diretti e indiretti un intero Comune”.

Barra ha spiegato poi che quello di oggi è stato solo il primo passaggio: già dalla prossima settimana ci saranno nuove iniziative a Legnano - compreso un incontro con il sindaco Lorenzo Radice . sul cui territorio ricade parzialmente il sito industriale della Emerson, mentre il 21 febbraio è in programma un incontro con l’Associazione Industriali. “Quella legata alla Emerson sarà peraltro una delle prime procedure che imboccherà la strada della nuova procedura dei tavoli di crisi - conclude Barra -. Verremo convocati in Regione e poi al Ministero dello Sviluppo Economico”.