"Voglio vedere mio figlio" Le badanti in fuga a Kiev

Anche nei Comuni dell’Alto Milanese apprensione e choc per il blitz russo "Molte famiglie sono rimaste all’improvviso senza assistenti, ma è comprensibile"

di Paolo Mattelli

I venti di guerra che soffiano sull’Europa dell’Est rischiano di sfiorare la quotidianità di tante famiglie italiane. La presenza di collaboratrici domestiche ucraine è una realtà consolidata con radici profonde anche nel contesto socioassistenziale soprattutto dell’altomilanese. Ucraina e Bielorussia, insieme a Perù ed Ecuador, sono le nazioni maggiormente rappresentate nell’elenco delle assistenti familiari del territorio. "Le collaboratrici domestiche di nazionalità Ucraina rappresentano circa il 60 per cento delle assistenti attualmente operanti nella zona – spiega Laura Villa esperta del settore, che opera nell’Alto Milanese –. Adesso con l’arrivo dei carri armati a Kiev anche la situazione in Italia si complica, cresce la paura e l’angoscia tra le operatrici. Chi si trovava in ferie a Kiev adesso con la chiusura degli aeroporti non potrà più tornare in Italia o addirittura non lo farà mai più per la paura di non poter far rientro nel paese d’origine". Dalla mattina di ieri le linee di comunicazione con il paese invaso dalla Russia funzionano a singhiozzo e le "badanti" in Italia riescono con fatica a comunicare con mariti e figli a più di duemila chilometri di distanza.

Le notizie sono frammentarie e nell’arco della giornata si susseguono senza sosta i messaggi tra l’Ucraina e l’Italia alla ricerca di qualche informazione rassicurante.

"Alcune assistenti domestiche già nei giorni scorsi hanno lasciato l’Italia per tornare a casa - prosegue Laura – affrontando un viaggio di 40 ore con i minibus. Qui da noi inizia a porsi il problema delle sostituzioni; tra le assenze per Covid e i rientri per la guerra, trovare chi si occupa degli anziani non è semplice". Holena, operatrice di 50 anni a casa di un anziano a Busto Garolfo, ha scelto di non tornare a Kryvyj Rih, 400 chilometri a sud di Kiev. La figlia trentenne impiegata in una società finanziaria si è svegliata ieri attorno alle cinque del mattino con il suono delle esplosioni che preannunciavano l’inizio delle ostilità mentre la rete internet utilizzata per le videochiamate era praticamente inutilizzabile. Le uniche notizie – prosegue Holena – sono quelle che arrivano dalla televisione. Era già nell’aria da tempo la possibilità di un’invasione, mia figlia ha ricevuto una lettera con le indicazioni di emergenza in caso di attacco aereo o missilistico due settimane fa. Speriamo finisca presto, per il momento non intendo ritornare in Ucraina ma sono molto preoccupata per i miei connazionali".