Via alla semina nel regno del Carnaroli

Qui si coltivano le migliori qualità al mondo di riso da risotto con rese fra le più alte in Europa. Al top il "re dei risi" garantito dall’analisi del Dna

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di Giovanni Chiodini

È iniziata la semina del riso anche nelle campagne del Magentino-Abbiatense e del sud Milano. Con una riduzione rispetto all’annata scorsa. "Complici il prezzo del riso e delle materie prime, i cui costi sono schizzati alle stelle" afferma Marco Magni, il direttore del Consorzio distretto rurale Riso e Rane. "Non abbiamo ancora una stima precisa ma da quanto abbiamo saputo parlando con gli agricoltori alcuni di loro hanno deciso di destinare parte dei terreni ad altre semine, in particolare mais e soia. Non sarà comunque una riduzione drastica e pensiamo di arrivare a fine stagione con dei quantitativi soddisfacenti". "Le previsioni non sono possono essere ottimistiche ma non diamo tutto per scontato... se non ci saranno particolari eventi atmosferici negativi potremmo anche raggiungere delle buone rese anche quest’anno". La scorsa annata risicola non è stata pari alle attese. "C’è stata una riduzione delle rese anche a causa delle diverse grandinate che si sono abbattute sulle campagne". Al Consorzio aderiscono una cinquantina di aziende agricole che dispongono di circa 5mila ettari di terreni da coltivare, destinandovi oltre 4 mila ettari alla sola attività risicola. In questa area si coltivano le migliori qualità al mondo di riso da risotto con rese produttive fra le più alte in Europa. La qualità di maggior rilievo è il Carnaroli, il "re dei risi", di cui il Consorzio garantisce la produzione solo attraverso l’uso di sementi certificate, attraverso l’analisi del Dna e della completa tracciabilità. Passando per le campagne di quest’area non si vedono però i campi colmi d’acqua, tipica immagine di una risaia. "La maggior quantità di riso viene seminato in asciutta" ammette Magni. Una scelta dettata soprattutto da fattori economici e alla miglior gestione degli infestanti. "C’è comunque la possibilità di immettere acqua in una fase successiva". L’eccessivo ricorso a questa tecnica rischia di portare la risicoltura a degli squilibri ecosistemici, legati alla ricarica della falda sotterranea e alla perdita di un valore storico e paesaggistico. È innegabile che la pratica in questione porti con sé diversi vantaggi agronomici, economici ed organizzativi, per questo non si può biasimare la scelta degli agricoltori. Sarebbe forse più giusto retribuire il servizio fornito dalla semina in acqua, per consentirle di essere eleggibile al pari dell’asciutta dal punto di vista imprenditoriale. In questa ottica si inserisce l’iniziativa del Parco del Ticino che, per il secondo anno ha deciso di utilizzare risorse del proprio bilancio per interventi di sommersione primaverile delle risaie. In questi giorni, tra Abbiategrasso e Motta Visconti cento di ettari di risaie sono allagati per accogliere migliaia di uccelli in migrazione: otto aziende agricole riceveranno un piccolo contributo. Quel che dovrebbe fare la Comunità Europea.