"Va compresa la persona prima del paziente Sono esseri umani da aiutare e non alieni"

La psicologa spiega che alla base ci sono carenze e il non sapersi controllare denota un forte malessere

Abbiamo intervistato la dottoressa Roberta Rizzi, psicologa e specialista

È possibile prevenire eo curare il gioco d’azzardo patologico?

"Il primo passo per la prevenzione è saperne riconoscere i sintomi, come ansia, depressione e nervosismo, e renderlo presente. Tutto si può curare se c’è una domanda d’aiuto. I percorsi consigliati rimangono la psicoterapia o un approccio medico".

In che modo possiamo stare vicino a queste persone?

"Bisogna innanzitutto conoscere il fenomeno, leggere i segnali, i sintomi e farli notare al paziente. Ricordate: avete davanti degli umani, come voi, non degli alieni! "

Secondo lei, come pensa una persona ludopatica?

"Le caratteristiche sono molto soggettive, variano dal tipo di persona alla gravità della patologia fino ad arrivare al contesto sociale di appartenenza. Non giocano per vincere ma solo per i soldi e per colmare le loro mancanze: il gioco è incontrollato e fonte di malessere. La sospensione del gioco può farli diventare irascibili e scontrosi".

Dopo la cura in clinica, come riescono a reinserirsi in società?

"Una volta usciti, riescono a reintegrarsi con il dialogo e l’ascolto. È importante anche il ruolo della società: non dobbiamo escluderli o etichettarli ma aiutarli in questo processo".