Magenta, la surreale vicenda: "Ci sono gli ultras, dovete lasciare il treno"

Una donna la sua bimba di un anno sono state fatte scendere dal convoglio a causa di un gruppo di tifosi pericolosi

Ultras in stazione (foto di repertorio)

Ultras in stazione (foto di repertorio)

Magenta (Milano), 6 dicembre 2019 - «Pensavamo che gli incivili non l’avrebbero avuta vinta. E invece abbiamo dovuto cedere loro il posto in treno e arrivare a casa due ore dopo per colpa di qualche ultras stupido». Non sentirsi al sicuro durante un viaggio. E non perché accade un episodio imprevisto, ma perché qualcuno ha previsto di voler trascorrere una domenica a rovinare, danneggiare, minacciare chiunque gli si possa parare davanti. In nome di cosa? Del “dio pallone”, come sempre più spesso accade in Italia.

Quello che è successo qualche giorno fa a una donna di Magenta ha del surreale, se si pensa che soltanto fra poche settimane il mondo farà ingresso nel 2020. Un periodo storico nel quale l’inciviltà dovrebbe essere soltanto un concetto studiato sui libri di storia affinché non si ripeta più e non un aspetto con il quale fare i conti quasi quotidianamente. L’episodio in questione, che ha del surreale, è accaduto alla stazione ferroviaria di Parma domenica scorsa. Lì G. V., una donna di poco meno di quarant’anni che stava viaggiando insieme alla propria bimba di circa un anno di ritorno da una visita a un’amica, era seduta al proprio posto in treno in attesa che il convoglio ripartisse alla volta di Milano, dove lei e la piccola avrebbero poi preso la coincidenza per Magenta. Un viaggio, quindi, già di per sè lungo e stancante.

«Ho sentito urla, cori e gente che sbraitava - racconta la magentina -. Ho messo la testa fuori e ho visto una folla di ultras che insultava chiunque, tirava pugni e calci a qualsiasi cosa. Ho visto anche la polizia e quindi mi sono tranquillizzata: io e la mia bimba saremmo tornate a casa tranquille e in tempo». E invece no. Il paradosso sta proprio in quello che è successo subito dopo. «Signori, non possiamo garantire la vostra sicurezza, dobbiamo farvi scendere e far salire loro” ci viene detto dal personale del treno - prosegue la donna -. E così io, mia figlia e le altre persone civili che viaggiavano sul nostro stesso vagone siamo dovuti scendere. Poi abbiamo aspettato per quasi due ore il treno successivo, mentre chi gridava, imprecava e rovinava il treno è salito ed è arrivato puntuale a Milano».

Un errore? Una negligenza da parte del personale ferroviario? No, perché proprio Trenitalia a questa mamma magentina ha risposto che è una prassi consolidata che le forze dell’ordine, nel caso di situazioni ritenute a rischio, mettono in atto per tutelare i passeggeri e fare in modo che chi è potenzialmente pericoloso non possa fare danni. Assurdo, se si pensa che il danno ad esempio in questo caso è stato provocato proprio a chi nulla aveva a che fare con chi stava mettendo in atto comportamenti incivili verso tutto e tutti. «Io non voglio più avere così tanta paura di fronte a situazioni del genere - sottolinea la donna -. Io non mi voglio sentire lasciata sola. Continuerò a insegnare a mia figlia che non è chi grida più forte ad avere la meglio, anche se di fronte a queste situazioni ci piange un po’ il cuore. C’è bisogno di un cambiamento. Noi ci stiamo stufando».

E in effetti un cambiamento è ormai necessario, se non altro per fare in modo che bimbi come la figlia di questa donna non crescano pensando che chi rispetta le regole sia costretto a soccombere e a cedere il posto a coloro i quali, invece, fanno un vanto proprio dello sbeffeggiare ogni norma seppur minima della civilità e della convivenza in una comunità.