Ultima chiamata anti-crisi La corsa per frenare i debiti

In meno di un anno il “salvagente“ introdotto per evitare il fallimento è stato chiesto da 72 imprendori lombardi, il 19% del totale nazionale

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MILANO

di Luca Balzarotti

Fermare la crisi prima che la crisi fermi l’impresa. Ci hanno provato 72 aziende lombarde in poco meno di un anno. L’obiettivo: rivolgersi a un esperto, uno specialista per non essere travolte dai debiti. L’ultima chiamata è suonata in Italia in 376 casi: il 19,15% delle volte in Lombardia. Non è un obbligo, ma un salvagente introdotto a fine 2021 per aiutare il sistema economico in difficoltà. Su base volontaria, gli imprenditori possono presentare un’istanza chiedendo l’intervento di un mediatore: nell’80% dei casi si tratta di un commercialista iscritto a un apposito elenco che assiste le aziende, dialoga con i creditori nella ricerca di una soluzione tesa al risanamento dei conti. L’istituto, recepito a luglio nel nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza, si chiama Composizione negoziata della crisi di impresa. In Lombardia la competenza è stata affidata alla Camera arbitrale di Milano, che ha scattato sulla base dei dati provenienti dalle Camere di commercio la prima fotografia regionale (novembre 2021-settembre 2022).

Il procedimento si svolge interamente per via telematica. Più della metà degli imprenditori che hanno chiesto aiuto in questo primo anno hanno un’attività con sede nel Milanese: 42 istanze, il 58,3% della Lombardia. Otto sono arrivate da Bergamo, 7 da Varese, 4 da Brescia e Monza, 3 da Mantova, 2 da Cremona, una a testa da Pavia e dall’area Como-Lecco. Nessuna da Sondrio e Lodi. In 49 casi gli imprenditori hanno chiesto misure protettive del patrimonio.

Le imprese che ricorrono alla Composizione negoziata della crisi sono per la maggior parte piccole o micro-imprese. In un caso su otto si tratta di realtà di medie dimensioni con più di 100 dipendenti. I settori più rappresentati sono quello edile, immobiliare (compravendita e gestione di immobili propri), alberghi e strutture ricettive, commercio all’ingrosso e al dettaglio e industria metalmeccanica e automotive.

La crisi è stata innescata dal lockdown e dal Covid, secondo quanto accertato. Ad accelerare lo stato debitorio hanno contribuito l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia elettrica, il calo degli ordinativi o l’incapacità di evadere gli ordinativi, il mancato pagamento degli affitti, la stretta al credito da parte delle banche.