Milano-Varese, la denuncia di una pendolare: "Il servizio di Trenord è sotto la decenza"

La denuncia di una pendolare di Canegrate dopo gli ultimi disservizi: ritardi e cancellazioni sono all'ordine del giorno e si sono acuiti dopo gli incidenti degli ultimi giorni

Pendolari in attesa del treno (Foto di archivio)

Pendolari in attesa del treno (Foto di archivio)

Legnano (Milano), 25 novembre 2018 - «Ho visto persone che non sapevano come tornare a casa». Raffaella Rogora, 34enne di Canegrate, ogni giorno prende il treno da Parabiago per raggiungere l’ufficio a Milano Porta Garibaldi. I suoi, come quelli di migliaia di altri pendolari della Milano-Varese, sono stati giorni da incubo. Iniziati il 14 novembre, quando un uomo si è suicidato tra le stazioni ferroviarie di Busto Arsizio e Gallarate; mentre il giorno successivo le cronache hanno registrato lo scontro fra un treno e un’auto rimasta incastrata tra le sbarre a Gazzada Schianno. Per continuare con la tragedia di martedì del giovane Abdul alla stazione di Parabiago.

Novanta, 160, 200 minuti di ritardo, che hanno significato la soppressione di tutti i treni nell’orario serale. I pendolari bloccati a Vanzago hanno raccontato che a tre ore di distanza dall’incidente nessun autobus sostitutivo era ancora stato messo a disposizione dei viaggiatori. Ma neppure mercoledì c’è stata pace: i guasti ai treni si sono susseguiti per tutta la prima mattinata e una donna ha perfino accusato un malore alla stazione di Rho Fiera, evidentemente a causa della calca sui convogli. Eventi eccezionali che hanno immobilizzato il servizio ferroviario per ore, e che si sono andati a sommare con i quotidiani disagi sulla linea. Nasce da qui lo sfogo di Raffaella. Uno sfogo personale, ma che è diventato quello di tutti i pendolari impotenti di fronte ai disservizi: «Quando accadono eventi come questi, i viaggiatori vengono abbandonati a loro stessi. Martedì sera, in seguito all’incidente di Gallarate, ho dovuto prendere il treno in direzione Novara e poi farmi venire a prendere a Rho. Praticamente l’unica soluzione a disposizione dei pendolari. Io stessa ho poi dovuto accompagnare a casa una collega che non aveva altro modo per tornare. Non mettono a disposizione autobus sostitutivi, non danno informazioni su quello che è accaduto, spesso dei capitreno non c’è neppure l’ombra, per non parlare degli annunci in stazione…».

Tutto alla «modica» cifra di 44,50 euro, quanto pagano da qualche mese i viaggiatori per l’abbonamento mensile. Al netto dello sconto applicato da Trenord dopo i disagi dello scorso inverno, quando l’incidente di Pioltello bloccò completamente la circolazione da febbraio ad aprile.

«Questo si aggiunge a un livello quotidiano del servizio che è sotto la sufficienza: e pensare che se funzionasse in maniera normale sarebbe comodissimo. Invece mi sono abituata a prendere due treni in anticipo rispetto all’orario che farebbe al caso mio, tanto quello che mi permetterebbe di essere al lavoro in orario è sempre in ritardo».