Presezzi, un milione e la Tosi resta a Legnano: "Se non accettano vado a Burago"

Il patron della storica fabbrica di turbine di Legnano non può più aspettare: "Il Ministero decida in fretta"

Alberto Presezzi

Alberto Presezzi

Legnano (Milano), 22 febbraio 2017 - «Stiamo facendo il possibile per mantenere la Franco Tosi a Legnano: se non verrà accettata la nostra offerta siamo pronti a trasferire la produzione a Burago, i terreni ci sono e c’è anche l’autorizzazione per costruire». Il patron della Tosi Alberto Presezzi mostra l’area, adiacente alla sede del gruppo Bruno Presezzi, sulla quale in futuro potrebbe essere trasferita la storica fabbrica legnanese di turbine fondata nel 1881 da Franco Tosi, pioniere dell’industria metalmeccanica, dove attualmente lavorano 196 persone (negli anni d’oro erano oltre seimila). Uno spazio di ottomila metri quadrati nella zona industriale di Burago di Molgora, a pochi chilometri da Monza. Presezzi nel 2015 ha acquisito il marchio Tosi, gettando un salvagente in una situazione difficile. Nelle prossime settimane verrà sciolto il nodo sulla proprietà dell’area, gestita da un commissario straordinario.

Avete offerto un milione di euro per acquistare gli stabilimenti di 80mila metri quadrati della Tosi e mantenere la produzione a Legnano. C’è stata una risposta da parte del ministero dello Sviluppo economico e del commissario?

«Non sappiamo ancora nulla. Abbiamo deciso di presentare l’offerta per rispettare la volontà del territorio e dei lavoratori, consapevoli che per noi sarebbe più conveniente trasferire in Brianza. Una chiusura o una non risposta per noi sarebbe una grossa delusione».

La vostra offerta scade il 21 aprile. Se non ci sarà una risposta entro quella data avete intenzione di prorogarla?

«Per noi non ha senso allungare l’iter, abbiamo bisogno di chiarezza in tempi brevi. Sono convinto che la nostra proposta è congrua e ragionevole, anche perché senza la Tosi quell’area avrebbe valore zero».

Le trattative con il Ministero per ottenere aiuti si sono bloccate?

«Noi abbiamo presentato un piano industriale con investimenti per 20 milioni di euro per l’acquisto di nuovi macchinari e ristrutturazioni, e ci hanno offerto un aiuto minimo. È sintomo di un sistema Italia che non funziona».

Lunedì ha incontrato i funzionari della Regione Lombardia. C’è stata un’apertura su eventuali aiuti?

«Stanno discutendo sull’opportunità di supportare la Tosi, ma non abbiamo ancora ricevuto un feedback».

Il gruppo Presezzi ha acquisito la Tosi in un momento critico. L’azienda è riuscita a risollevarsi?

«Abbiamo chiuso il bilancio del 2016 creando ricchezza, il risultato finale è con il segno positivo. Ci sono nuove commesse all’orizzonte e opportunità in Africa e Nord America, in Paesi come Iran, Messico e Nicaragua. Il 95% del nostro fatturato è dato dall’export, in un mercato interno ancora fermo».

Ci saranno nuove assunzioni alla Tosi?

«Recentemente abbiamo assunto 17 dipendenti, il futuro dipende dal mercato. Entro il 9 giugno inoltre rientreranno al lavoro le persone, una ventina, ora in mobilità».

Che cosa rappresenta per lei la Franco Tosi?

«È un’opportunità ma anche una grossa responsabilità, la storia di questa azienda va rispettata. Non mi sono mai pentito di essermi lanciato in questa avventura, ho i mezzi per andare avanti e investire».

Se la Tosi rimarrà a Legnano come impiegherà lo spazio a Burago già destinato ai capannoni?

«Potremmo spostare a Burago il nostro stabilimento di Colnago, oppure lasciare lo spazio libero per i conigli».