Sorpresa, un sisma scuote il Naviglio

A Robecco oscillano le case, magnitudo 2,5 nel Milanese: "Evento molto raro". Gli esperti: "Nessu rischio ma dobbiamo imparare a costruire"

Un geologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia studia i sismografi (Ansa)

Un geologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia studia i sismografi (Ansa)

Robecco sul Naviglio (Milano), 21 maggio 2019 - Un terremoto di magnitudo 2,5 è stato registrato nella mattinata di lunedì 20 maggio, poco prima delle 9, nel Sud ovest milanese. L’epicentro è stato individuato dall’Istituto di geofisica e vulcanologia a Robecco sul Naviglio, piccolo comune situato tra Magenta e Abbiategrasso, a 8,5 chilometri di profondità. Le autorità locali hanno comunque confermato che non sono stati segnalati danni agli edifici; la popolazione locale non ha riportato neppure un graffio: solo qualche oscillazione è stata avvertita a Robecco e nel territorio circostante. Esclusi rischi per le costruzioni, anche per quelle più vecchie. Un sisma che si presenta come un evento raro, specie in quest’area della Lombardia, classificata come una delle zone a minore rischio del territorio regionale.

Eppure Robecco non è distante dal territorio Pavese, dove l’area appenninica non è estranea a fenomeni sismici. Ad aprile, gli strumenti avevano registrato una scossa di magnitudo 2,2 con epicentro a Campagnola Cremasca, nel Cremonese, mentre a metà marzo una scossa è stata segnalata in Oltrepò Pavese, precisamente a Val di Nizza, dove la magnitudo fu di 2,1. Fenomeni rari, ma non del tutto infrequenti. L’ultimo sisma distintamente avvertito dalla popolazione anche a Milano fu quello di Mantova e dell’Emilia del 2012. Magnitudo: 5,1.

«Non è stata una scossa forte ma nell’area del sud-ovest milanese gli eventi sismici sono rari, almeno se facciamo il paragone con altre zone, come quella alpina o appenninica». Lo sostiene Paolo Augliera, direttore della sezione di Milano dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Sul territorio nazionale - prosegue - si verificano centinaia di eventi di questa portata ogni anno. Sono scosse piuttosto deboli. Basti pensare che tra la magnitudo 2.0 e la 3.0 l’ampiezza del sisma aumenta di dieci volte e l’energia è 32 volte maggiore».

E ancora: «Piuttosto, la differenza rispetto a qualche anno fa - incalza Augliera - è nell’evoluzione della tecnologia: intorno agli anni 2000 avevamo meno di cento stazioni, mentre oggi ne esistono oltre cinquecento che ci permettono di monitorare eventi come quello di Robecco».

Nonostante i terremoti nella pianura padana siano generalmente meno numerosi e intensi che altrove, il terreno di natura alluvionale tende ad amplificare le onde sismiche. «In ogni caso, perché un piccolo terremoto di magnitudo 2.5 possa generare danni agli edifici, anche vecchi, dovrebbe verificarsi molto più in superficie. Nove chilometri sono troppi», dice il direttore. «A questo proposito permettetemi di aprire una parentesi – conclude Augliera –: anche un sisma molto più forte non creerebbe danni, se gli edifici fossero adeguati. A provocare morti e feriti non sono i terremoti in senso stretto, ma gli edifici. È su questo problema che dobbiamo ragionare». Un invito a costruire con i mgiliori criteri antisismici.