Legnano, teleriscaldamento: una rete di 10 km

19 milioni per collegarsi al termovalorizzatore di Borsano

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Circa 10,5 chilometri di tubazioni, considerate nel tratto di andata ritorno, che porteranno acqua calda immessa a circa 120 gradi per un intervento che costerà 19 milioni ma che, per quanto concerne Amga, comporta un investimento di sette milioni che verrebbe in gran parte coperto dai fondi del Pnrr: sono queste alcune delle specifiche relative al progetto di collegamento del teleriscaldamento cittadino al termovalorizzatore di Borsano gestito da Neutalia e illustrate nel corso dell’ultimo Consiglio comunale dal vicesindaco, Alberto Garbarino. Una sorta di anteprima, provocata dall’interrogazione sull’argomento presentata dal movimento dei cittadini, che introduce un ancora più completo lavoro di illustrazione del progetto in occasione del passaggio in commissione previsto la prossima settimana. La questione è diventata di dominio pubblico proprio quando Amga ha deciso di partecipare al bando per poter accedere ai fondi necessari per creare il collegamento tra il teleriscaldamento cittadino, che da anni si trascina tra una difficoltà e l’altra, e il termovalorizzatore di Borsano una volta di Accam e ora gestito da Neutalia (società composta da Cap Holding, Agesp Busto Arsizio e Amga).

Il collegamento a doppia tubazione porterà alla predisposizione di una rete lunga 10,4 chilometri: non un’estensione preoccupante se si considera che l’acqua calda che alimenterebbe il sistema di riscaldamento verrebbe immessa a una temperatura di mandata di 120 gradi centigradi, con una perdita di calore preventivata non superiore al 3%. Come anticipato l’investimento complessivo stimato è di 19 milioni di euro e riguarda anche Agesp e Neutalia. L’investimento per Amga sarebbe invece di sette milioni di euro per interventi in parte sulla centrale e per la gran parte sulle tubazioni: di questi, 5,2 milioni fanno parte del finanziamento richiesto nell’ambito del Pnrr. L’apporto di calore al sistema del teleriscaldamento cittadino sarebbe del 40%rispetto alle necessità, una percentuale che andrebbe a sostituire quanto oggi prodotto con alimentazione a metano, trasformando l’impianto che oggi ha solo un 10% di cogenerazione in un impianto realmente efficiente. E se non dovesse arrivare il finanziamento richiesto, facendo venir meno 5,2 dei sette milioni di euro necessari? "Tutto sarebbe in discussione – ha concluso Garbarino – anche in una logica temporale diversa. Con questa ipotesi parliamo di un progetto che ha il 2032 come orizzonte temporale".