Stupro di Rimini, la coppia lombarda vittima di violenza: "Vogliamo giustizia"

Ci poteva anche essere una bambina durante l’aggressione avvenuta ai danni di due turisti di Legnano

Stupro in spiaggia a Rimini

Stupro in spiaggia a Rimini

Legnano, 31 agosto 2017 - Ci poteva anche essere una bambina durante l’aggressione avvenuta ai danni di due turisti di Legnano lo scorso 12 agosto scorso in quel di Miramare, zona Rimini, pochi giorni prima la terribile violenza subita da una coppia di cittaidni polacchi. La coppia, lei 30 anni di origine africane e lui 32 del Varesotto, l’aveva lasciata riposare in albergo con i nonni proprio le sera dell’aggressione. «Era rimasta con noi per fortuna - ha spiegato il padre del giovane aggredito dalla casa legnanese in cui vive la coppia -. Non ci aspettavamo nulla di simile, anche se a dir la verità ci sono zone poco battute che fanno davvero paura di notte sulla costa adriatica». Il giovane, che era stato fermato da quattro nordafricani sotto la minaccia di una bottiglia rotta, aveva subìto una vera e propria aggressione con tanto di pestaggio. «Aveva preso qualche cazzotto in faccia, poi la sua compagna ha iniziato ad urlare e a scappare, viste anche le intenzioni del gruppetto così se la sono cavata» spiega l’uomo. La coppia insomma era riuscita a scappare, per poi fare ritorno all’albergo e raccontare tutto ai genitori.

«Erano poi andati a fare denuncia dai carabinieri per quanto era accaduto e la cosa era finita lì. A mio figlio hanno rubato il portafoglio, quindi tutti i documenti persi». Nessuno poteva però immaginare che quanto accaduto potesse avere una replica ben peggiore con altri soggetti. In queste ore la coppia di legnanesi, che da poco si sono trasferiti dal Varesotto nella città del Carroccio, è stata chiamata dagli investigatori per alcuni confronti. Sul tavolo nomi e soprattutto fotografie di nordafricani presenti in quella zona durante le aggressioni.

Il cerchio insomma si stringe attorno a queste persone che avrebbero le ore contate. «Speriamo li prendano i polacchi, se sono la stessa banda, considerato che da noi non gli fanno nulla. Ho seguito quanto accaduto a Rimini. Non ci sono davvero parole per definire quanto hanno fatto. Mio figlio e la sua compagna possono ritenersi fortunati». Il giovane, che doveva rientrare in questi giorni al lavoro, ha passato la giornata a visionare fotografie. Fotografie che adesso stringono il cerchio a pochi sospettati, tutti nordafricani. Un approfondimento investigativo da parte degli uomini della Squadra Mobile di Rimini, incrociando le testimonianze e le immagini delle telecamere di videosorveglianza.