Stupro Rimini, legnanesi aggrediti dallo stesso branco: "Mi sento liberata da un incubo"

Parla la trentenne sfuggita alla violenza a Rimini

Il congolese presunto capo della banda

Il congolese presunto capo della banda

Legnano, 4 settembre 2017 - «Oggi sono quasi più felice del giorno in cui è nata mia figlia». La trentenne legnanese di origine etiope aggredita lo scorso 12 agosto mentre usciva dalla discoteca insieme al compagno, è felice e senza più dubbi. «Il gruppo che ci ha aggredito a Miramare, è lo stesso che hanno arrestato in queste ore. Adesso ho ancora paura, ma mi sono liberata da un incubo». La donna è convinta di aver riconosciuto dalle immagini e dalle fotografie diramate nelle ultime ore dai media, il branco che li ha aggrediti. «Ho visto con piacere che è stato arrestato anche l’africano che aveva tentato di abusare di me. È la stessa persona che impartiva gli ordini agli altri. Una persona senza umanità. Quando mi ha messa al muro gli ho mostrato la carta di identità di mia figlia, dicendo di non farmi del male perché avevo una bambina piccola. Lui me l’ha strappata di mano prendendo anche i soldi che c’erano dentro».

La turista legnanese chiede adesso una pena esemplare: «Adesso devono prendere questi animali, non voglio chiamarli persone, e farli marcire in galera. Se questo non succederà in Italia, vorrei che qualcuno li prendesse e li portasse in una prigione africana. Troppo comodo per loro stare a riposo in una cella italiana senza fare niente. Dopo quello che hanno fatto a noi e soprattutto alla ragazza polacca la devono pagare». La trentaduenne di origine etiope è stata fondamentale nel riconoscere il gruppo e quindi per chiudere il cerchio alle indagini: «Avevo detto che si trattava di un gruppo di ragazzini, tutti molto giovani, forse nati in Italia visto che parlavano correttamente la lingua. L'unico dubbio è stato riconoscerli dai filmati visto che la nostra aggressione è avvenuta di notte e molto rapidamente. Non c’è stato il tempo di osservare in maniera approfondita. Adesso ne sono certa e ho chiamato i carabinieri per comunicarlo. Ho detto loro che sono sicura di averli riconosciuti e che sono davvero contenta che li abbiano presi».