Stf, rabbia e delusione allo sciopero dei lavoratori: "Non dormiamo la notte"

I tagli dovrebbero riguardare 80 lavoratori dell'azienda di Magenta

Sciopero alla Stf di Magenta

Sciopero alla Stf di Magenta

Magenta (Milano), 14 giugno 2017 - «Come possiamo dormire la notte?». Oltre un’ora di sciopero per protestare contro l’incertezza e contro un piano industriale che prevede un forte ridimensionamento del personale. I tagli colpiranno 80 lavoratori della Stf appartenenti a tutti i comparti, che dal prossimo luglio potrebbero perdere il posto di lavoro: un’emergenza sociale non indifferente per la città di Magenta. Per questo motivo, ieri mattina, un piccolo gruppo di lavoratori ha voluto scendere in strada per far sentire la propria voce insieme alla Fim Cisl. La preoccupazione e la rabbia sono negli occhi di queste persone: «Ormai siamo numeri – racconta Giuseppe Campana, un lavoratore della Stf -. In questa situazione chi ha una famiglia numerosa come la mia e un mutuo da pagare non può più dormire. A 50 anni nessuno ti apre le porte se perdi il posto di lavoro, come si può pensare di tirare fino alla pensione se mancano ancora dieci anni?». Giuseppe continua: «Quando è cominciata la cassa integrazione ordinaria ci hanno assicurato che saremmo ripartiti più forti di prima e noi ci abbiamo creduto. Solo quando è subentrata la cassa straordinaria abbiamo cominciato a capire qual era la reale stato in cui versava l’azienda e da allora siamo in questa situazione».

Davanti all’ingresso della Stf c’era anche Pamela Pellegrini: «Dispiace non aver ricevuto risposte dall’azienda ma anche dai nostri colleghi lavoratori, che hanno dimostrato poca solidarietà non partecipando a questa iniziativa (non più di una trentina i presenti, ndr). Ormai c’è delusione e rassegnazione, è evidente che è mancato il rispetto nei confronti di chi lavora in azienda». Presenti per la Fim Cisl anche i membri dell’Rsu, Marco Taverna e Cristiano Vanola: «40 esuberi non hanno ancora fatto la cassa integrazione e per questo motivo non sappiamo tutt’ora di chi si tratta – ha spiegato Taverna -. Questa poca chiarezza è inaccettabile, significa giocare con le persone. Ci hanno raccontato che i licenziamenti sono un passaggio per rimettere l’azienda sul mercato ma ora ci aspettiamo un passo in più della proprietà per ottenere un accordo sindacale che permetta l’uscita incentivata di questi lavoratori». A tal proposito ha voluto intervenire anche il responsabile Fim Cisl di zona, Ermano Alemani: «Stiamo cominciando a farci una ragione della situazione a cui siamo arrivati. Questo significa che oltre alla rabbia e alla rassegnazione si profilano azioni legali da parte dei nostri uffici per impugnare i licenziamenti. In molti si sentono delusi dalla proprietà, per questo rinnovo l’appello: facciano qualcosa di concreto per i lavoratori».