Dpcm e ordinanze, il grido dello sport dell'Altomilanese: "Così ci uccidono"

Dal calcio al basket, i divieti imposti dall’ordinanza della Regione Lombardia rischia di avere pesanti ripercussioni sulle società

Andrea Annese, allenatore di basket

Andrea Annese, allenatore di basket

Legnano (Milano), 19 ottobre 2020 - Nel marasma delle notizie che si susseguono in queste ore, i 22 sindaci dell’Altomilanese hanno cercato di fare chiarezza sui divieti per lo sport. Domenica sera si sono riuniti e hanno valutato quanto disposto dall’ordinanza regionale, che ha sospeso la disputa di tutti i campionati con attività di contatto. Hanno quindi convenuto che l’unica attività sportiva consentita è quella in forma individuale. "Sono da considerarsi sospesi il calcio, la danza, la ginnastica, il karate, la pallacanestro, la pallavolo, il rugby e gli sport a rotelle. Tutto in attesa di chiarimenti ufficiali da parte di Regione Lombardia, a cui verranno inviati quesiti di chiarimenti specifici" si legge nella nota firmata da Walter Cecchin a nome dei sindaci del Patto.

La decisione della Giunta Fontana di fermare tutto lo sport dilettantistico sta raccogliendo numerose critiche dal mondo sportivo. A nome di tutto il calcio lombardo Giuseppe Baretti, presidente del Comitato regionale, ha definito "una scelta senza criterio" quella di fermare il calcio in Lombardia (mentre si gioca in tutto il resto d’Italia). "È incomprensibile come possa essere ritenuta più pericolosa un’attività salutare, condotta all’aperto in spazi amplissimi rispetto a molte altre situazioni della vita quotidiana, che attualmente risultano però autorizzate". Baretti sottolinea che "il corretto comportamento degli operatori sportivi ha evitato il sorgere di qualsivoglia focolaio all’interno delle nostre società, colpite da positività in casi percentualmente bassissimi e sempre importati dall’esterno, come dimostra il fatto che anche nei casi di giocatore positivo il virus non sia stato trasmesso a tutti gli altri componenti delle squadre".

Andrea Annese del Basket Corbetta critica una decisione adottata da chi "vuol far morire lo sport dilettantistico, ovvero l’unico strumento rimasto per combattere la vita sedentaria e la dipendenza mentale da smartphone e consolle che ormai accompagna la vita e la quotidianità dei nostri figli". "Economicamente - aggiunge - abbiamo speso davvero tanto in questo mese e mezzo per mettere in sicurezza tutti gli impianti da noi usati con materiale di pulizia e igenizzazione. Questo ci ha permesso di ridare alle famiglie dei nostri ragazzi quel punto di riferimento certo, sicuro e sano per il post-scuola, dove poter stare tranquilli, perché mentre i genitori sono al lavoro i figli non sono in giro come accadeva mesi fa, ma sono in palestra a sudare, giocare, divertirsi, migliorare e crescere".