Legnano, sartoria etica: gli scarti diventano moda

“Rami e radici“ è un’attività che valorizza cose e soggetti deboli. "Creiamo modelli grazie a integrazione e valorizzazione delle capacità"

La presidente de “La mano“ Mabi Capocasa ha affidato il progetto a Cetti Cavaleri

La presidente de “La mano“ Mabi Capocasa ha affidato il progetto a Cetti Cavaleri

Legnano (Milano) -  Una sartoria definita etica, in quanto capace di valorizzare cose e persone. Le cose sono i cosidetti scarti tessili che, osservati da un’altra prospettiva, diventano materiali interessanti e capaci di offrire inedite suggestioni. Le persone sono quelle con qualche fragilità esistenziale che, abbracciate da un’altra prospettiva, possono diventare lavoratori pieni di talento e voglia di fare. Così la cooperativa sociale “La Mano“ di via Dell’Acqua, presieduta da Mabi Capocasa, ha deciso di avviare la sartoria “Rami e radici“ e l’ha affidata a una giovane stilista legnanese, Cetti Cavaleri, classe 1971, che ha lavorato in contesti sartoriali e realizzato abiti per sfilate milanesi. Con Cetti lavorano un paio di disabili, e dalle loro mani nascono vestiti, borse, accessori, cuscini. "È un work in progress, il nostro – spiega il presidente Capocasa – saremo completamente operativi a settembre. Alcune aziende ci hanno donato tessuti, pellami e tre macchine da cucire, di cui una destinata a lavorare tessuti robusti. Con questa sartoria vogliamo entrare in una logica virtuosa, creando bei capi, integrando le persone valorizzando le loro abilità lavorative".

Cetti mostra i primi capi realizzati: originali camicie di gusto vintage, una sedia rivestita grazie al patchwork, borsette eleganti per le sere estive e secchielli per andare in ufficio interamente realizzati a mano. «Realizziamo anche abiti su misura, come in una tradizionale sartoria. E senza spendere un occhio della testa. Le persone possono così avere un capo unico, originale, dietro al quale c’è un progetto sociale di inclusività. Senza dimenticare che curiamo riparazioni su qualsiasi capo e tessuto". Questo nuovo modello di moda etica vuole però anche andare oltre. "Tra gli obiettivi della sartoria c’è la volontà di offrire borse lavoro attraverso tirocinii formativi a coloro che provengono da situazioni di svantaggio e che qui possono imparare un mestiere – conclude Capocasa – Organizzeremo corsi e workshop dove si apprende come riparare maglioni, attaccare bottoni, creare piccoli manufatti fino all’utilizzo di scarti tessili. Sappiamo quanto la pandemia abbia creato situazioni di povertà derivanti dalla perdita del lavoro. Noi vogliamo offrire un’opportunità". In questi tempi di saldi, dove tutti cerchiamo il miglior prezzo (spesso a spese di situazioni lavorative infantili e straniere ignobili), sapere che in città c’è una sartoria che non sfrutta nessuno e non mortifica l’ambiente ci rende più sollevati. Val la pena di fare una telefonata all a cooperativa (tel.0331.541655) per fissare un appuntamento e vedere con i propri occhi.