Legnano, botte senza pietà per un rimprovero: la svolta è vicina

Il proprietario del bar Touraco picchiato da un gruppo di ventenni, ma sembra ci siano indizi decisivi

I soccorsi dopo l'aggressione al barista a Legnano

I soccorsi dopo l'aggressione al barista a Legnano

Legnano (Milano), 13 ottobre 2019 - Una pista adesso c’è. Le bocche restano cucite, la “traccia” rimane top secret, ma l’autore (o gli autori) del pestaggio del titolare del bar “Touraco” del borgo Sant’Ambrogio, avvenuto due settimane fa come reazione rabbiosa a un banale rimprovero, potrebbero avere un nome e un volto. Già nei prossimi giorni. Le immagini delle telecamere, per fortuna presenti all’esterno di un esercizio commerciale proprio nel tratto di via (la Saulle Banfi) dove Marco R., 53 anni, è stato prima picchiato con calci e pugni e poi scaraventato a terra – nella caduta ha riportato un trauma alla testa che per un momento ha fatto temere il peggio – sono state un elemento fondamentale su cui i carabinieri hanno potuto avviare le indagini. Poi si sono aggiunti ulteriori, decisivi riscontri che hanno accelerato la svolta. Se la rabbia della sorella Daniela si è così solo in parte sopita, considerato che il fratello sta meglio, a parte una lesione a un orecchio su cui si dovrà decidere se intervenire chirurgicamente, quella dei residenti del quartiere rimane intatta.

Da alcuni giorni, è vero, gli assembramenti per che per tutta l’estate hanno reso la vita impossibile agli inquilini dei palazzi affacciati sulla piazza pedonale si sono rarefatti. Probabilmente gli habitué del posto hanno capito che era meglio “cambiare aria” per un po’ dopo la rissa. Ma i residenti hanno la memoria lunga. «Qui non si vive più – dice uno di loro –: la musica assordante anche a sera inoltrata ci ha accompagnato per tutta l’estate. E poi gli schiamazzi, le aiuole trasformate in cestini di rifiuti dove si trova di tutto. Gira anche della droga, ne siamo sicuri. Questa zona è diventata uno schifo». Il dito puntato è rivolto a tutte le istituzioni in gioco. Comprese le forze dell’ordine, che a detta degli abitanti del rione a poche centinaia di metri da piazza San Magno non controllano e non reprimono a sufficienza queste situazioni: «Il quartiere sembra essere stato dimenticato da tutti».  

In effetti divieti di assembramento – attaccati sui muri sotto i portici – con tanto di multe per chi non li rispetta, sembrano essere rimasti lettera morta. E a questo si aggiunge, rincare la dose un altro, «la pericolosità della via Sant’Ambrogio e il doppio senso, assurdo e inutile, che hanno istituito in via Banfi. Qui le macchine sfrecciano a volte a velocità assurde, il marciapiede praticamente non c’è. Prima o poi ci scapperà l’incidente». Intanto, il prossimo 24 ottobre un’assemblea dei condomìni del borgo sarà l’occasione per raccogliere le firme e presentare un esposto alle autorità. Per chiedere quei controlli e un po’ di repressione che «finora nessuno di noi ha visto».