Legnano, la rabbia di un ristoratore: "La crisi mi ha portato alla rovina"

Il dolore e il senso d’impotenza del titolare del ristorante 'Evo', inaugurato poco prima della pandemia

Emanuele Bruzzese, proprietario del ristorante Evo di Legnano

Emanuele Bruzzese, proprietario del ristorante Evo di Legnano

Legnano (Milano) - "Il Covid? Mi ha rovinato". Un grido di dolore levato al cielo quello del giovane ristoratore legnanese, Emanuele Bruzzese, proprietario del ristorante Evo di Legnano. La sua creatura, voluta, creata, amata, è morta. Il ristorante Evo di corso Magenta a Legnano non aprirà più i battenti. "Ho fatto i salti mortali in questi mesi. La mia unica colpa? Ho aperto a fine del 2019, poco prima che scoppiasse questo inferno". Nonostante tutto Emanuele ha tenuto botta, riuscendo a riaprire la scorsa estate nonostante le rigide norme anti covid e tutte le spese extra che ha dovuto affrontare.

Gli aiuti? Pochi, pochissimi, quasi ridicoli, tanto da far crollare l’intero castello di carte dopo mesi di speranze e di mancate riaperture. Una azienda che da mesi non produceva più quella di Emanuele, con dipendenti in cassa integrazione, le spese da pagare continuamente, l’affitto, le bollette e zero incassi. Nonostante le migliaia di euro spese per mettere in sicurezza la sua creatura di corso Magenta, a due passi dal comando di polizia locale. "Ci ha ammazzato l’incertezza: gialli, arancioni, poi sempre rossi. Colori che non ci permettono alcuna programmazione, che ci costringono sempre di più a stringere i denti. Ma adesso per me è impossibile andare avanti". Ma i danni sono tantissimi, ad iniziare dai debiti che il locale ha creato alla famiglia Bruzzese: Emanuele è senza stipendio e gli amici hanno cercato di dargli una mano: "Ho ricevuto soldi da persone che fanno gli operai e che mi hanno commosso. Ma purtroppo non c’è la possibilità di continuare in questo modo. Le istituzioni mi hanno ammazzato, è il caso di dirlo". 

Quelle stesse istituzioni che, a parole, avrebbero dovuto con i ristori far proseguire le attività chiuse, ma che in realtà non sono riuscite a far pagare manco le bollette. Nel 2020 il ristorante Evo, con l’eccezione di gennaio e febbraio, ha potuto lavorare solo da giugno a settembre, con la parentesi del mese di agosto. Poi la politica si è completamente dimenticata di lui, come di tanti altri, ad iniziare dai quattro dipendenti che dovrebbero sopravvivere con una cassa integrazione da fame. "La politica: promesse e tante chiacchiere, poi ti abbandonano". Adesso la scelta definitiva è arrivata: "ll ristorante Evo di Legnano non riaprirà più. Se lo farà non sarà certo non con me. Io ci ho sempre creduto, ho sempre sperato, ho anche credito governo. Ma poi la conclusione è questa: senza soldi non si può andare avanti".

Ma oltre al danno, gigantesco, anche la beffa. Emanuele si era accordato per fare la stagione primaverile ed estiva in un ristorante in un’altra regione come cuoco. La chiamata è arrivata quasi subito ed avrebbe dovuto partire settimana prossima. Adesso la notizia: "E' scatta la zona rossa e quindi mi stanno facendo posticipare, visto che sono passati da tutto aperto a tutto chiuso nel giro di qualche settimana. Anche in questo caso nessuno sa cosa succederà ed è questo a distruggermi: la mancanza di certezza sul futuro. Potrebbe saltarmi anche questo lavoro. È tutto surreale".