'Ndrangheta, 41 bis al boss di Legnano Vincenzo Rispoli

Il provvedimento di carcere duro è stato notificato al capo della 'loacale' legnanese

Ndrangheta, l'omicidio Cataldo Aloisio a San Giorgio su Legnano

Ndrangheta, l'omicidio Cataldo Aloisio a San Giorgio su Legnano

Legnano (Milano), 15 maggio 2020 - Regime di carcere duro. Isolamento. In poche parole: 41 bis. In un momento nel quale a tenere banco è la polemica per la scarcerazione di alcuni boss per l’allarme coronavirus, c’è chi viene sottoposto a un regime peggiorativo della propria condizione attuale. Ad aver notificato il massimo provvedimento restrittivo per un condannato è stato il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il destinatario è il legnanese Vincenzo Rispoli, che si trova nel carcere di Tolmezzo in Friuli Venezia Giulia. Il cinquantasettenne è ormai da anni al centro di numerose inchieste sulla ’ndrangheta. Inchieste dalle quali è emerso il suo ruolo di boss della ’ndrangheta.

Un ruolo definito anche dal fatto che proprio Vincenzo Rispoli sarebbe stato più volte identificato come capo della “Locale“ di Legnano, ovvero dell’organizzazione ’ndranghetista di tutta la zona del Legnanese. Un capo che sarebbe stato riconosciuto tale non solo dalle ’ndrine della zona, ma anche e soprattutto a livello regionale e interregionale. Bad Boys, Inifinito, Crimine e Krimisa sono i nomi delle principali operazioni delle forze dell’ordine che hanno visto coinvolto proprio il cinquantasettenne legnanese negli ultimi undici anni. Otto dei quali trascorsi in carcere. Nel 2017 Rispoli era tornato in libertà a Legnano, dove aveva anche aperto un negozio di frutta e verdura. Ma dove aveva anche ricominciato, secondo gli investigatori, a far sentire il proprio potere con i modi violenti che lo avrebbero contraddistinto.

Secondo gli avvocati della difesa, a far propendere per il provvedimento del 41 bis sarebbe stato il rischio di invio di messaggi a parenti o amici fuori dal carcere. Sembra che ad avere un discreto peso sia stata anche l’accusa, pronunciata da un collaboratore di giustizia, di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Cataldo Aloisio, trovato morto alla fine di settembre del 2008 - due mesi dopo il delitto del boss Carmelo Novella a San Vittore Olona - nei pressi del cimitero di San Giorgio su Legnano. Secondo gli investigatori, il movente dell’omicidio di Aloisio sarebbe in parte stato legato a questioni di potere nell’organizzazione e in parte alla volontà di Rispoli di vendicare la morte dello zio Vincenzo Pirillo. Ora il cerchio sembrerebbe chiudersi attorno al boss legnanese. "Presenteremo comunque un reclamo al tribunale di sorveglianza di Roma" afferma l’avvocato Michele D’Agostino, che con la collega Lucia Corigliano difende Vincenzo Rispoli.