Rescaldina, il giallo del crollo della palazzina

"Agire umano" tra le cause ma il movente resta un mistero

La palazzina esplosa a Rescaldina

La palazzina esplosa a Rescaldina

Rescaldina (Milano), 8 maggio 2018 - Questione di un attimo, alle 7.37 di oltre un mese fa, e quell’esplosione ha cambiato per sempre la vita di venti famiglie, tutte residenti nella signorile palazzina di Rescaldina con soli dieci anni di «vita», circondata dal verde, i muri ancora sgargianti di colore. Un miracolo che, tra calcinacci e due piani di porzione anteriore distrutti, le vittime non siano state molte di più.

I soccorsi, arrivati sul posto immediatamente, hanno impiegato poche ore per liberare i feriti. Saverio Sidella, ustionato sul novanta per cento del corpo, unica vittima del crollo fin da subito era stato ricoverato in pericolo di vita, a causa della vastità delle ferite, seppur non così gravi. Purtroppo, a distanza di oltre due settimane, il suo cuore ha ceduto. Ai suoi funerali, moglie e figli ancora in cura seppur fuori pericolo, tutta la cittadinanza ha partecipato con commozione, in attesa di avere finalmente risposte. E queste arriveranno, anche se non è possibile sapere quando, alla luce della conclusione degli accertamenti effettuati all’interno dello stabile, che nei giorni scorsi sono confluiti nella consulenza redatta dagli esperti e dai periti incaricati dalla Procura di Busto Arsizio di tirare le conclusioni sul drammatico accadimento che, in una manciata di secondi, ha spazzato via le certezze di decine di persone. Secondo quanto emerso, solo in parte, dalla consulenza appunto esaminata dai periti, non è escluso «l’agire umano» quale causa del crollo. Presto la palazzina verrà dissequestrata, e sarà la proprietà a decidere se tenerla in piedi e ricostruire, o se buttarla giù, il che significa che per chiudere il cerchio, la palla è ora nelle mani degli inquirenti.

Le ipotesi in campo sono sempre state molteplici, partendo da un possibile guasto nell’impianto di riscaldamento (che però parrebbe la meno probabile), a un foro praticato in un muro che, accidentalmente, potrebbe aver danneggiato un tubo del gas. Per saturare l’appartamento al piano terra della famiglia Sidella, dal quale fin dai primi giorni è parso sia scaturita la deflagrazione, la quantità di gas necessario potrebbe essere stata minima, e quindi non sufficiente a causare un’esplosione senza innesco «manuale» (ad esempio l’accensione di un fiammifero o di un accendino). Se il livello di gas nell’appartamento fosse stato davvero alto, per innescare la deflagrazione potrebbe essere stato sufficiente un piccolo contatto elettrico necessario al funzionamento di normali elettrodomestici. Ancor prima di accertare tutto ciò, però, gli inquirenti stanno probabilmente vagliando come il gas possa aver saturato l’ambiente, inclusa una possibile manomissione volontaria di tubi o impianto, così come eventuali motivazioni che potrebbero aver spinto l’eventuale responsabile ad un gesto così terribile.