Parabiago, veleni nei campi: indagate due aziende

Sono accusate d’avere fornito farine tossiche ai panifici

L’inchiesta da Brescia si è estesa al Milanese

L’inchiesta da Brescia si è estesa al Milanese

Parabiago (Milano) -  Due aziende agricole coinvolte che hanno per mesi e mesi fornito farine ed altro ai panifici di zona. Farine tossiche con coltivazioni derivate dall’utilizzo di fanghi tossici non depurati. Una inchiesta che continua da mesi e che adesso è arrivata anche sul tavolo della giunta parabiaghese, che tenta di prendere provvedimenti come spiega l’assessore all’Ecologia Dario Quieti: "Il 31 maggio l’amministrazione ha scritto alle autorità e agli enti competenti per poter conoscere se ci fossero state contaminazioni e in quali campi. A questo avevamo anche richiesto di portare avanti un’eventuale bonifica, se le risposte fossero state affermative. In ogni caso, dal 2015 al 2019, abbiamo sempre scritto a Regione e ed Arpa per partecipare a dei tavoli per verificare questi spandimenti. Ma non siamo mai stati coinvolti. Il 23 giugno è poi arrivata risposta alla nostra richiesta e ci è stato segnalato l’interessamento di alcune aree e di due aziende agricole della nostra città. In questo momento sono ancora in atto le attività di indagine e non possiamo dire quali siano le aziende coinvolte, ma nella nota non viene indicato quali siano i singoli campi oggetto di spandimento, quali colture siano state effettuate, sulla quantità e se effettivamente sano stati usati i gessi di defecazione non depurati".

Adesso che le aziende parabiaghesi sono state individuate, Quieti spiega: "Abbiamo scritto alle aziende agricole coinvolte e gli abbiamo chiesto se hanno effettivamente usato quei fanghi, di dirci l’esatta locazione dei campi e quali prodotto sono stati coltivati. Pensiamo che anche le aziende agricole, come l’amministrazione, siano parte lesa. Venerdì (25 giugno ndr) abbiamo convocato le due aziende e le abbiamo diffidate dall’uso di prodotti residui delle lavorazioni fatte nel periodo indicato dai carabinieri. Inoltre, gli abbiamo chiesto di non coltivare su quei campi beni riservati all’alimentazione umana e animale, ma solo beni destinati alla produzione di energia oppure lasciarli a riposo".

Adesso si attendono sviluppi da parte dei carabinieri per capire chi ha avuto effettivamente conoscenza che la Wte srl consegnava gessi che in realtà erano fanghi contaminati con aggiunti ulteriori inquinanti come ad esempio l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. Una bomba biologica smaltita su terreni destinati a coltivazioni agricole ad aziende compiacenti.