CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Adozione aperta dei minori, Parabiago fa scuola alla Corte Costituzionale

La soddisfazione del sindaco Cucchi: “La sentenza stabilisce che sia sbagliato interrompere a priori i rapporti con la famiglia di origine quando questi sono sani”

Il sindaco Cucchi

Il sindaco Cucchi

Parabiago (Milano), 3 ottobre 2023  – Un “caso pilota” che apre la strada per il miglioramento della legge sul diritto dei minori. La legge che regola le adozioni di minori in stato di abbandono fino ad oggi sembrava che implicasse sempre e in tutti i casi la completa interruzione non solo dei rapporti giuridici, ma anche delle relazioni personali e affettive tra i bambini adottati e tutti i componenti della loro famiglia di origine.

Una sentenza della Corte costituzionale stabilisce adesso che sia contrario alla Costituzione prevedere sempre e a priori l’interruzione di ogni rapporto con la famiglia di origine per un minore adottato, e ha riconosciuto la possibilità per i giudici (valutata accuratamente la situazione del minore) di poter prevedere il mantenimento delle relazioni con uno o più membri della famiglia di origine, individuati dal giudice stesso.

La spinta a questo cambiamento importante sia a livello giuridico, che culturale e sociale, è arrivata dalla città di Parabiago grazie alla caparbietà del sindaco Raffaele Cucchi che, tutore di minori dichiarati dai giudici minorili in stato di abbandono, si è battuto affinché i bambini non perdessero il contatto con nonni e zii con i quali avevano mantenuto relazioni significative. Secondo un’interpretazione più restrittiva della legge, una volta adottati avrebbero dovuto interrompere definitivamente questi rapporti familiari.

La sentenza

Oggi la sentenza n.183 della 2023 della Corte costituzionale, invece, dando alla legge un’interpretazione diversa e conforme alla Costituzione, ha introdotto un cambiamento epocale perché ha rimandato al giudice la scelta di disporre un’adozione "aperta” a seconda dei casi, modulandola in relazione al maggior beneficio per il minore. “Partendo dalla situazione dei minori di cui sono tutore – spiega il sindaco Cucchi - ci siamo interrogati molto sul perché questi bambini dovessero perdere i sani e valoriali rapporti affettivi che avevano con alcuni dei parenti della famiglia di origine. Era evidente la sofferenza che sarebbe derivata anche da questa perdita per questi bambini che già avevano perso quasi tutto. Ci siamo, quindi, chiesti cosa avremmo potuto fare come ente pubblico e ci siamo mossi rivolgendoci al tribunale per i minorenni sottoponendo le nostre osservazioni in merito a questo. Non è stato semplice, ma siamo stati determinati nel perseguire le strade istituzionali che hanno voluto dire l’investimento di risorse economiche, nonché tempo per studiare i documenti e il caso, che abbiamo infine affidato, quando è arrivato alla Corte costituzionale, a un legale esperto di questioni di costituzionalità, la professoressa Elisabetta Lamarque”.

Dal confronto con la professoressa Lamarque è emersa l’importanza che i minori, tramite il sindaco loro tutore, si costituissero nel procedimento davanti alla Corte costituzionale allo scopo di portare all’interno di Palazzo della Consulta, a Roma, la conoscenza delle circostanze del difficile caso concreto da cui nasceva il dubbio di costituzionalità. “Eravamo infatti convinti (e poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione) che la valutazione in astratto di quello che può essere il bene per la maggior parte dei minori dati in adozione, e cioè l’interruzione di ogni relazione con una famiglia di origine dannosa per il loro sviluppo, fosse cosa ben diversa dalla valutazione della singolarità dei casi della vita, nei quali il migliore interesse dei minori potrebbe essere realizzato, al contrario, solo mantenendo quelle relazioni, necessarie al suo equilibrato sviluppo”.

La sentenza della Corte costituzionale introduce un ragionamento nuovo, molto equilibrato, affermando che, questa idea che tutte le relazioni personali affettive debbano essere interrotte nel momento in cui il minore entra nella sua nuova, consecutiva, famiglia adottiva, è un’idea che può avere delle eccezioni.

“Oggi siamo contenti di averlo fatto e di essere stati caparbi – conclude Cucchi - perché di questo cambiamento potranno beneficiarne tutti quei minori in stato di abbandono che vivono, però, relazioni sane e fondamentali per la loro crescita con i familiari della famiglia di origine. Dare al giudice minorile la valutazione di disporre un’adozione aperta o meno, è davvero un passo di civiltà importante per tutti”.