Natale, da Marcallo in panettone benefico nato... per sfida

Il lavoro del panettiere Pietro Restelli al servizio della parrocchia: ha preparato e cotto i panettoni in chiesa

I panettoni benefici del panettiere Pietro Restelli

I panettoni benefici del panettiere Pietro Restelli

Marcallo con Casone (Milano), 16 dicembre 2018 - Oggi l’atmosfera che potranno assaporare i partecipanti alle due messe del mattino sarà particolarmente… fragrante. Nello spazio antistante l’accesso alla chiesa in funzione un forno per la cottura dei panettori preparati dal panettiere Pietro Restelli. «Lo faccio per beneficenza. Certamente una cosa del genere non l’avrei fatta per una questione commerciale, anche se mi avesso pagato tantissimo» spiega mentre lavora all’impasto. La sua è la classica sfida nata da una battuta. «Alla scorsa fiera di San Marco ho fatto una vendita il cui ricavato mia moglie ha voluto offrirlo alla Madonna. Il parroco aveva altre esigenze. Voleva aiutare con quei soldi una missione. Allora - racconta Restelli - gli dissi, alla presenza dell’ex sindaco Massimo Garavaglia (oggi viceministro all’Economia, ndr), che a Natale avrei fatto dei panettoni in chiesa, completamente a spese mie, e che il parroco avrebbe potuto metterli in vendita. Con quello che ricaverà potrà sostenere la missione. Il parroco, don Riccardo, accettò». 

I panettoni benefici del panettiere Pietro Restelli
I panettoni benefici del panettiere Pietro Restelli

Con l'avvicinarsi del Natale Restelli non ha voluto far venir meno quella promessa. Così, in accordo con l’Amministrazione comunale che ha provveduto a fare l’allacciamento alla rete elettrica, Restelli si è messo al lavoro per prepare i panettoni. «Ho iniziato venerdì pomeriggio mescolando l’acqua alla farina, al latte e al burro. Tutto è rimasto a riposo per diciotto ore.

Ieri pomeriggio, in chiesa, tra la gente che passava a vedere, ho aggiunto all’impasto il tuorlo dell’uovo, il burro, poco zucchero, l’uvetta e i canditi. Le bucce di arancia candita arrivano dalla Sicilia, quelle di cedro dalla Calabria. In serata ho tolto l’impasto e l’ho suddiviso nei pirottini di carta: farò dei panettoni da un chilo e da mezzo chilo, così che tutti lo potranno acquistare. Anche di notte sono passato in chiesa per vedere se tutto fosse a posto».

Questa mattina inizierà la cottura in forno. «Sarà di un ora per quelli più grandi, una quarantina di minuti per gli altri. Poi raffredderanno e si potranno acquistare e… mangiare a pranzo anche senza aspettare Natale». «Il panettone è un tipico dolce da panetteria e non da pasticceria - osserva Restelli -. Del resto il «pan de Toni» era un impasto di sola farina, acqua, uova, zucchero e uvetta. E lo si faceva in casa, in cucina».

La leggenda narra che il «Pan de Toni» si chiama così perché un giorno, un tale Toni, umile sguattero della cucina di Ludovico il Moro, trovandosi alla vigilia di un Natale senza dolce (il capocuoco degli Sforza aveva bruciato il dolce preparato per il banchetto ducale) decise di sacrificare il panetto di lievito madre che aveva tenuto da parte per il suo Natale. Lo aveva lavora a più riprese con farina, uova, zucchero, e uvetta fino ad ottenere un impasto soffice e molto lievitato. Il risultato è stato un successo strepitoso.