Palazzina esplosa a Rescaldina, mistero sulla fuga di gas

Una vittima nel crollo, ipotesi dolo: si indaga ancora

I soccorsi fra le macerie della casa in via Brianza

I soccorsi fra le macerie della casa in via Brianza

Rescaldina (Milano), 23 marzo 2019 - Un boato, il crollo, i feriti e il terrore. Si svegliò così Rescaldina, il 31 marzo 2018, quando la palazzina di via Brianza fu sventrata da un’esplosione, ferendo alcuni residenti travolti da calcinacci e pezzi di soffitto e provocando (dopo 18 giorni di agonia in ospedale) la morte di Alessandro Saverio Sidella, 45 anni, sergente maggiore dell’esercito.

Le indagini - il fascicolo in Procura aperto per crollo colposo e poi tramutato in strage, con due indagati - a quanto emerso non sarebbero ancora chiuse. Ambulanze, vigili del fuoco, carabinieri e protezione civile si precipitatarono in via Brianza a partire dalle 7.40 di quella mattina. Inizialmente la causa dell’esplosione venne attribuita ad una fuga di gas. Con il passare dei giorni, però, prese piede un’ipotesi differente. Stando a quanto emerso dalla consulenza degli esperti, vigili fuoco e periti incaricati dalla Procura di Busto Arsizio di stabilire la dinamica del disastro, a causare la deflagrazione dell’appartamento al piano terra della famiglia Sidella, nel quale al momento dello scoppio si trovavano anche la moglie e i due figli (tutti finiti in ospedale), sarebbe stata sì una fuga di gas, ma talmente copiosa da apparire probabilmente dolosa. Resta ancora da stabilire chi e perché alle 7.37 del 31 marzo scorso, avrebbe innescato l’esplosione.