Dalla Somalia a Legnano: "I medici eroi hanno salvato mia sorella"

La disavventura a lieto fine di Khadro Ahmed, mamma arrivata dalla Somalia e operata d’urgenza all’ospedale di Legnano

Anab Ahmed con la sorella Khadro Ahmed

Anab Ahmed con la sorella Khadro Ahmed

Legnano (Milano), 24 gennaio 2020 - Una disperata corsa contro il tempo tra la Somalia e l’Italia. Tra Mogadiscio e Legnano, per salvare una vita. Questa è la storia di Anab Ahmed, di sua sorella Khadro e della battaglia (infine vinta) per portarla all’ospedale di Legnano, dove la bravura e la sensibilità dei medici ha strappato Khadro da una fine certa. Anab vive a Rho ed è in Italia dal 1993; quando aveva 19 anni in Somalia è scoppiata la guerra e lei è fuggita attraversando l’Africa per arrivare in Europa. Francia, Olanda e poi Italia. Qui ha trovato lavoro come baby sitter e mediatrice culturale, ha trovato amici, si è costruita una famiglia e una nuova vita. Periodicamente torna a casa, portando con sé libri e giocattoli per i bambini somali insieme ai volontari dell’associazione “Spazio Solidale”. Oggi i suoi famigliari vivono tra il Canada e l’Europa del nord, solo la sorella Khadro è rimasta in Somalia. A novembre dello scorso anno la scoperta: Khadro sta male. Una malattia vascolare non permette al suo sangue di circolare nella gamba; le hanno già amputato il mignolo e il passo successivo sarà l’arto inferiore. Anab decide di precipitarsi in Somalia e portare la sorella in Italia: troppo pericoloso operarla laggiù, dove mancano le medicine e le strumentazioni adatte.

«È iniziata una corsa contro il tempo - racconta Anab Ahmed -, avevamo solo pochi giorni prima che le condizioni di mia sorella si aggravassero. Provava dolori atroci, non mangiava e non dormiva più". Fin da subito, però, la burocrazia pare un ostacolo quasi insormontabile: "Sono andata all’ambasciata italiana di Mogadisco. Per ottenere il visto servivano il preventivo dell’operazione e una caparra di circa 3.500 euro, oltre a una serie di altri documenti". A quel punto è scattata la mobilitazione internazionale. Gli altri fratelli di Anab, alcuni amici italiani, la comunità somala di Milano, che raccoglie circa trecento persone, e le associazioni “Spazio Solidale” e “Shukran” hanno iniziato una colletta per raccogliere i soldi necessari.

Nel frattempo, dall’ospedale di Legnano, il dottor Daniele Dal Ry, chirurgo vascolare, accetta di operare la donna e insieme alla direzione medica si muove in prima persona con le ambasciate italiane di Mogadiscio e Nairobi. In pochissimi giorni arriva il visto e il 13 dicembre le due donne possono rientrare insieme in Italia, prima di correre all’ospedale di Legnano, dove Khadro è stata sottoposta a due operazioni compresa l’amputazione della gamba fino al ginocchio."Ringrazio tutti - afferma Anab, trattenendo a fatica le lacrime -. I medici hanno rinunciato alla loro quota, quindi abbiamo pagato solo l’intervento e i medicinali. Ringrazio anche il funzionario dell’ambasciata italiana di Mogadiscio, che ha mostrato una grandissima sensibilità".

Oggi Khadro sta bene fisicamente, ma vorrebbe tornare al più presto in Somalia da suoi figli. I medici, però, le hanno consigliato almeno un anno di degenza in Italia prima di affrontare il viaggio di ritorno. Ed è qui che comincia la seconda battaglia. I documenti, questa volta, non sono il problema principale: abitando a casa della sorella, Khadro non dovrebbe avere problemi nell’ottenere il ricongiungimento famigliare che le permetterà di trascorrere dodici mesi in Italia allo scadere del visto. "Piuttosto mi preoccupano medicinali, fisioterapia e la protesi della quale ha bisogno - spiega Anab -. Se tornasse in Somalia senza una gamba, si troverebbe emarginata. Per fortuna ho un sacco di amici qui in Italia che ci stanno aiutando molto. Per il momento mi hanno regalato una sedia a rotelle…".