"L’ergastolo non basta, Silvio non tornerà"

Castano Primo, il dolore della sorella di Silvio Mannina, l'uomo ucciso dua anni fa, dopo le richieste di condanna del pubblico ministero

Le ricerche degli investigatori

Le ricerche degli investigatori

Castano Primo (Milano), 23 febbraio 2016 - «L’ergastolo non basta. Silvio non tornerà più e io voglio lottare per avere giustizia con la stessa tenacia che Silvio chiedeva di vivere quella sera, anche se non esiste condanna che possa eguagliare la sua assenza». Sono queste le prime parole di Simona Mannina, la sorella di Silvio, il castanese ucciso a Rimini il 28 febbraio 2014. Il giorno dopo, anche la sua ex compagna, Lidia Nusdorfi, è stata accoltellata al sottopasso della stazione di Mozzate (Como). Per Dritan Demiraj e lo zio Sadik Dine – ritenuti dalla Procura i responsabili del duplice delitto - all’udienza di ieri al Tribunale di Rimini il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo (leggi l'articolo).  

«E’ stato straziante ripercorrere attimo per attimo l’uccisione di mio fratello - racconta Simona - gli assassini con il sorriso beffardo e il pianto a comando non si possono definire essere viventi». E in aula viene letta una lunga e straziante lettera scritta da Simona: «E’ notte fonda ma io non riesco a dormire. È cosi che succede dal 28 febbraio 2014: chiudo gli occhi e l’unica immagine che vedo è mio fratello Silvio. Lo immagino in quella casa seminudo, torturato, sequestrato, legato, imbavagliato, con un cavo intorno al collo e gli occhi pieni di lacrime, mentre chiede pietà, per lui, per la sua vita. Silvio amava la sua vita, che era fatta di due semplici cose: l’Inter e sua figlia Aurora. Sono stanca di piangere, sono stanca di passare le giornate a guardare le sue foto, sono stanca di sentirmi in colpa per non averlo salutato l’ultima volta. Non voglio violenza. Io non sono cosi, non sono come loro e me ne vanto, chiedo giustizia per tutta la vita, come per tutta la vita non vedrò gli occhi di Silvio. Io vorrei avere quel fratello che tanto mi manca, quel fratello che non c’è più e non so il perché. Non ci potrà mai essere un perché di fronte a tanta crudeltà. Come si può far del male a una persona che nemmeno si conosce? Vedere gli assassini di mio fratello ad un passo da me senza poter dir nulla è davvero un duro colpo. Ogni loro sguardo, ogni loro sorrisino, è una pugnalata al cuore. La peggior condanna è la nostra: continuare a vivere senza di lui».