Legnano, ucciso in strada: alla ricerca della pistola

Un "mistero" che potrebbe aprire altri scenari sulla dinamica della spietata uccisione, per ora remoti e privi di riscontri

Via Tasso, mercoledì mattina

Via Tasso, mercoledì mattina

Legnano (Milano), 1° ottobre 2017 - La pistola non si trova. Le serrate ricerche nel tratto dell’Olona indicato dal killer hanno dato esito negativo. Durante la sua confessione, Antonio Calello aveva ammesso di aver ucciso Gennaro Tirino (con cui la sorella Sonia aveva una turbolenta relazione, cominciata a gennaio, ormai da alcuni mesi) al culmine di un litigio e di aver poi gettato l’arma nel fiume per disfarsene dopo il delitto. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno così scandagliato palmo a palmo il tratto del corso d’acqua che costeggia il Castello di Legnano, ma invano. Si aprono quindi ora nuovi interrogativi e si valutano anche altri scenari su quanto successo. 

L’assassino ha raccontato tutta la verità? La pistola che sarebbe dovuta essere sul fondale dell’Olona, dov’è? Ma soprattutto, siamo certi che l’arma appartenesse alla vittima? Senza il ritrovamento della pistola, appare infatti più difficile dipanare l’intricata matassa su quanto è avvenuto di preciso mercoledì mattina in via Tasso. E senza certezze assolute è inevitabile che gli inquirenti siano chiamati a ulteriori accertamenti e indagini. 

Secondo, infatti, il racconto del killer, sarebbe stato il Tirino a estrarre dalla tasca la pistola semiautomatica durante la loro violenta colluttazione in strada. Ma poi lo stesso Calello sarebbe riuscito a sfilargliela dalla mano in maniera repentina e, colto da un raptus omicida, avrebbe sparato tutti i colpi del caricatore. Almeno sette i proiettili che hanno crivellato la vittima, ma per il numero esatto si attende ancora l’esito dell’autopsia effettuata ieri. Per gli inquirenti questa versione rimane ancora la più verosimile ed è per questo che all’omicida non gli è stata contestata la preterintenzione: se inizialmente non aveva con sé una pistola, la sua volontà non era insomma quello di uccidere. Ma è ovvio  che gli investigatori non possano escludere anche fotogrammi del crimine diversi e vagliare possibili cambi di imputazione. L’unica certezza, per ora, è che nella tasca dei pantaloni del Calello, i carabinieri gli hanno trovato tre proiettili inesplosi calibro 7.65, ovvero gli stessi con cui è stato freddato il Tirino.