Legnano, 38enne ucciso a colpi di pistola, fermato il fratello dell'ex compagna

Accusa di omicidio non preterintenzionale nei confronti di un 29enne di Legnano

Omicidio a Legnano, nel riquadro la vittima Gennaro Tirino (Studiosally)

Omicidio a Legnano, nel riquadro la vittima Gennaro Tirino (Studiosally)

Legnano (Milano), 28 settembre 2017 - La notte tra mercoledì e giovedì, i carabinieri di Legnano, coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, hanno fermato Antonio Calello, un meccanico di 29 anni, residente a Legnano, sospettato di essere l'autore dell'omicidio di Gennaro Tirino, il 38enne di Castellanza (Varese), ucciso con sette colpi di pistola ieri mattina, in via Tasso a Legnano. Calello è il fratello della sua ex convivente, una ragazza di 25 anni. La giovane viveva con la vittima a Casellanza ma ultimamente lo aveva lasciato e denunciato per maltraramenti. Il 29enne è stato fermato con l'accusa di omicidio non preterintenzionale.

Il killer, che ha ucciso la sua vittima in maniera spregiudicata e brutale, in una zona di forte passaggio della periferia di Legnano, era riuscito a fuggire. Ma per i carabinieri e la polizia di stato era scattata subito la caccia all’omicida. Gli inquirenti - coordinati dal magistrato Nicola Rossato della Procura di Busto Arsizio - hanno subito iniziato a indagare a tutto campo per l’intera giornata. La pista più battuta è appunto quella di una vendetta maturata in ambito familiare, ma c’è anche una seconda ipotesi. Tirino potrebbe essere stato ucciso anche per ragioni legate al traffico di droga, gestito sull’asse Legnano-Varesina da gruppi criminali albanesi ed italiani vicini all’Ndrangheta. Nel 2009 infatti un’inchiesta della Dda milanese smantellò la “cupola” di un clan dedito a racket, spaccio, usura e atti intimidatori guidato dall’allora boss di Legnano Vincenzo Rispoli. Il nome di Gennaro Tirino era saltato fuori anche durante questa indagine e forse qualcuno, in quell’ambiente criminale a cui non era estraneo, ha voluto fargli pagare qualche torto. 

Non solo, sulla fedina penale dell’uomo spuntano cinque anni di condanna per aver violentato, nel 2006, due sorelle di 13 e 17 anni in ambito familiare. Potrebbe dunque essere un parente delle due ragazze che solo ora, per motivi al vaglio, ha dato sfogo alla propria vendetta. Profondi rancori, quindi, si coverebbero nel movente che ha portato l’assassino a uccidere a sangue freddo. Il corpo di Tirino è stato infatti rinvenuto crivellato di colpi, esplosi da una pistola semiautomatica a distanza ravvicinata, perlopiù quando il corpo era già a terra. Sette i proiettili esplosi, due dei quali lo hanno centrato in testa e sul volto, come avviene nelle esecuzioni di mafia