Traffico di rifiuti nella cava di Nerviano e inquinamento ambientale: tre arresti

Accertato lo smaltimento illegale di oltre un milione di tonnellate di scarti. Inoltre venivano bruciati i cavi elettrici per ricavare il rame: sequestrati 16 milioni di euro

Traffico di rifiuti, intervento dei carabinieri forestali

Traffico di rifiuti, intervento dei carabinieri forestali

Milano, 21 luglio 2022 - I carabinieri forestali hanno eseguito un'ordinanza del gip di Milano per l'applicazione di cinque misure cautelari (tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un obbligo di firma) e un sequestro di beni per sedici milioni di euro. A tre degli arrestati è contestata l'associazione a delinquere finalizzata all'attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e all'inquinamento ambientale. In totale, le persone indagate sono 26.

L'indagine è stata avviata nell'autunno del 2020 ed è stata coordinata dalla Dda di Milano. È stata individuata una cava di estrazione di sabbia a Nerviano, già sottoposta a sequestro preventivo nel novembre del 2021, utilizzata per smaltire illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti terrosi e da demolizione edilizia. I rifiuti, da quanto appurato, venivano intombati e riutilizzati illecitamente nel sito.

Le indagini hanno consentito di tracciare oltre 800.000 metri cubi, equivalenti a più di un milione e mezzo di tonnellate, di rifiuti terrosi e da demolizione smaltiti illecitamente all'interno della cava. I rifiuti erano provenienti da diversi cantieri, non solo dell'area milanese, ma anche da altre regioni. È stato individuato un significativo illecito smaltimento di rifiuti terrosi e da demolizione anche da cantieri autostradali di Genova Est e da opere di risistemazione effettuate all'interno di una centrale elettrica a Turbigo.

L'attività illecita che ha portato alle misure cautelari era incentrata - spiegano i militari - non solo sulla gestione delle terre, ma anche sul trattamento illegale di cavi elettrici. Si ricavavano grossi quantitativi di rame bruciando le guaine di copertura e le operazioni erano svolte soprattutto di notte per evitare i controlli. Il rame ricavato era venduto a una società della provincia di Bergamo, il cui titolare è stato sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora. È stato documentato l'illecito trattamento di più di 112.000 chili di cavi elettrici. Un'attività particolarmente inquinante poiché bruciare materiali plastici produce rilascio di sostanze pericolose in atmosfera e sul suolo. Per questo, oltre al traffico illecito di rifiuti, è stato anche contestato l'inquinamento ambientale. I proventi dell'attività illecita sono stati quantificati in più di sedici milioni di euro. Da qui il sequestro per equivalente delle quote delle tre società coinvolte, di beni immobili, beni mobili, conti correnti, denaro contante e valori.