'Ndrangheta in Lombardia, i misteri: dal primo omicidio agli ultimi arresti

Nel 2008 la morte di Carmelo Novella diede il via alla guerra fra 'ndrine in tutta la regione

L'omicidio Novella nel 2008

L'omicidio Novella nel 2008

Tredici anni. Sono passati tredici anni da quel luglio 2008 nel quale la Lombardia è cambiata per sempre eppure, per certe dinamiche, sembra non essere trascorsa che una manciata di ore. Perché oggi come 13 anni or sono la 'ndrangheta continua ad allungare i propri tentacoli sul territorio, sulle imprese, sui cittadini della Lombardia. E oggi, finalmente, più che 13 anni or sono la magistratura e le forze dell'ordine conoscono il problema e lo combattono in modo sempre più strenuo. Già, perché meno di due anni dopo il primo vero omicidio di 'ndrangheta in provincia di Milano l'allora prefetto Gian Valerio Lombardi dichiarò: "A Milano la mafia non esiste". Purtroppo i fatti che si sono svolti dal 2008 a pochi giorni fa dimostrano il contrario. A Milano e in tutta la Lombardia le organizzazioni mafiose, e in particolare la 'ndrangheta, esistono eccome. Basti pensare agli undici arresti fatti solo un anno fa e che hanno colpito la Locale di Legnano-Lonate Pozzolo, ovvero il "gruppo" con una certa autonomia di manovra rispetto alla casa madre calabrese che controlla i territori fra Lonate Pozzolo e Legnano appunto. Dal 2008 al 2020, passando per gli ultimi arresti di pochi giorni fa nelle zone di Como e Sondrio: la 'ndrangheta in Lombardia esiste e resiste ancora, purtroppo. Necessario è quindi non nascondersi, ma ammettere che da quella calda giornata di luglio del 2008 in Lombardia la 'ndrangheta si è manifestata in tutta la propria malvagità quella di questo genere di criminalità organizzata è una realtà con la quale dover fare necessariamente i conti anche nel profondo nord lombardo. 

L'omicidio di Carmelo Novella

Il 14 luglio 2008 al circolo Ex combattenti e reduci di via Torquato Tasso a San Vittore Olona un gruppo di pensionati era solito giocare a carte. Una tranquilla e anche routinaria giornata d'estate in un paese di provincia, nulla di particolarmene emozionante. "Carmelo?" erano intervenuti con voce ferma due uomini, che poco prima avevano ordinato due cappuccini bianchi al bancone del bar del centro. Neanche il tempo di rispondere che l'uomo al quale era indirizzata a quella domanda giaceva a terra colpito mortalmente da cinque colpi di pistola. Quell'uomo non era un pensionato qualsiasi: ad essere appena stato ucciso era Carmelo Novella, boss della 'ndrangheta. Il movente, si era saputo mesi dopo, era stato quello di fermare la sua volontà secessionista: dalla Calabria i vertici non avevano gradito la sua voglia di portare all'indipendenza la Locale Legnano-Lonate Pozzolo di cui era al vertice. Ad ucciderlo - e questo si era saputo alcuni anni dopo - erano stati Michael Panaija e Antonino Belnome. Il pagamento per questo "lavoro" era stato di tremila euro. Quello di Carmelo Novella è il primo vero e chiaro omicidio di 'ndrangheta nell'Altomilanese.

La vendetta

Non passano che un paio di mesi ed ecco un altro omicidio. A farne le spese è stato Cataldo Aloisio, il cui nome potrebbe dire ben poco. In realtà Aloisio, trovato morto davanti al cimitero di San Giorgio su Legnano - dove riposa la salma di Carmelo Novella - nel settembre del 2008, era un emissario della fazione opposta a quella di Novella. Non bisogna essere arguti investigatori per comprendere come la sua morte sia stata un evidente regolamento di conti proprio per l'uccisione del boss di San Vittore Olona. A questo punto la guerra fra 'ndrine è iniziata anche in Lombardia.

La Masseria di Cisliano

Gli omicidi però rappresentano battaglie fra 'ndrine rivali, ma non il modo che la 'ndrangheta ha di proporsi all'esterno. Anzi. Episodi del genere attirano il clamore dell'opinione pubblica e l'attenzione delle forze dell'ordine su alcune famiglie. Che in realtà per i propri traffici avrebbero bisogno di muoversi nell'ombra e nel silenzio. Nel 2010 viene sequestrata a Cisliano, vicino ad Abbiategrasso,  la "Masseria ovvero un ristorante-pizzeria al piano superiore e invece il covo della 'ndrina dei Valle in quello sotterraneo. Proprio lì, secondo alcune ricostruzioni, il clan minacciava e torturava alcuni imprenditori che non pagavano il pizzo o che non restituivano il denaro prestato dagli usurai. 

Il campo dei misteri

"In quel campo sono stati sepolti i cadaveri della 'ndrangheta". Nel 2011 cercare di accedere nella zona del Borgo Rubone a Bernate Ticino era difficile. Un campo, presidiato giorno e notte dai carabinieri, era sotto indagine. Il motivo? Alcuni collaboratori di giustizia avevano raccontato che i cadaveri di almeno di un paio di 'ndranghetisti, peraltro spariti da tempo, fossero sepolti proprio lì. Anni dopo, le indagini hanno portato a capire che in effetti era esattamente così: lì la 'ndrangheta faceva sparire gli indesiderati. Oggi quel terreno è rinato e là dove un tempo c'erano criminalità e morte oggi la vita la fa da padrona con gli orti destinati ai cittadini. 

La caccia al boss

Non solo Altomilanese e Abbiatense. I tentacoli della criminalità organizzata nel corso degli ultimi tredici anni si sono impadroniti di tutta la Lombardia. Nel 2018, dopo molti anni di latitanza è stato catturato Rocco Barbaro, soprannominato "U sparitu" proprio per la sua latitanza di lungo corso. Impossibile pensare alla 'ndrina dei Barbaro-Papalia senza evocare la zona di Corsico. Proprio questa città è da tempo il quartier generale di questo clan.

I rapporti con la politica

E' di questi giorni la notizia della chiusura delle indagini sul sindaco di Ferno, nel Varesotto, accusato di voto di scambio con pregiudicati per mafia. In particolare sotto accusa ci sono i rapporti fra il sindaco Gesualdi ed Emanuele De Castro, esponente di spicco proprio della Locale Legnano-Lonate Pozzolo. Si tratta di indagini e non certo di accuse accertate, ma di certo le ombre sui rapporti fra criminalità organizzata ed esponenti politici sono decisamente inquietanti.