Musica maestro: "Qui valorizziamo i giovani talenti con il lavoro"

Ecco la ricetta che Fabio Poretti, presidente della scuola "Niccolò Paganini" di Legnano indica a tutti i suoi studenti

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Il talento fornisce il campo, la passione la semina, il campo i frutti. No, non è l’incipit di un trattato di orticoltura applicata. E’ invece la ricetta che Fabio Poretti, presidente della scuola di musica "Niccolò Paganini" di Legnano, indica ai giovani che bussIno alla porta per assecondare la loro passione per il mondo delle dodici note.

E, a giudicare anche dal raccolto di premi dell’anno da poco alle spalle degli anni verdi, la ricetta sembra perfetta.

Se li coccola, Poretti, i nomi. In parte, del resto, sono creature della sua scuola.

In cima alla lista tre pianisti che domani potrebbero dimorare nell’apertura della pagina di musica di qualche testata: Takumi Calvino, Lorenzo Bari ed Elis Zangh; sette, otto e dieci anni, nel fiore della crescita.

"Come per ogni giovane che si avvicina alla nostra scuola – spiega Poretti – cerchiamo di valorizzare in loro il talento attraverso il lavoro, che è una dimensione altrettanto importante per riuscire".

Vale per i circa 300 piccoli che cercano di signoreggiare sempre di più sui tasti bianchi e neri come per i trenta allievi di violino e i dieci di violoncello.

A volte far emergere il talento e la consapevolezza di poter arrivare lontano è opera di maieutica socratica degli insegnanti. "Alcune volte - spiega Poretti – l’allievo all’inizio è un po’ intimidito, poi qualcosa fa scattare la scintilla".

Una scintilla che finisce per generare una luce di bellezza trascendente i confini del sonoro. E’ il caso dei tre pianisti ma anche di Beatrice di Stefano, classe 2006, primi passi con la Paganini e ora studio al Conservatorio.

Ma un bambino, assicura Poretti, quando comincia a considerare lo strumento come estensione irrinunciabile di sé stesso, porta a casa ben più della padronanza musicale.

E anche alle altre vette il presidente della Paganini dà nomi precisi: "Quando suona in pubblico durante i concerti - spiega - oppure si confronta con qualche insegnante, quando prepara un concorso, un bambino avverte sempre una fortissima emozione, penso a Zhang che quest’anno ha vinto il primo concorso, a Bari che ne ha vinti quattro, allo stesso Takumi".

Ma la conquista è anche extramusicale coinvolgendo la generalità della persona: "La musica insegna un metodo di lavoro – spiega Poretti – che per un ragazzo sarà importante anche nella gestione del resto della vita".

Musica che si fa armonia vitale. E armonia vitale che si fa consapevolezza progressiva di sé. Che arrivino vittorie e riconoscimenti è la ciliegina sulla torta. Ma già la torta in sé, ovvero, conclude Poretti, "la capacità di crescere attraverso la musica", ha la sua prelibatezza tutta da gustare.

Cristiano Comelli