
Marialuigia Vecchio (StudioSally)
Abbiategrasso (Milano), 3 aprile 2015 - «Per i medici ero ormai finita. Mi davano solo poche ore di vita. Ero in un coma irreversibile, ma proprio in quel momento sono stata improvvisamente trascinata in un tunnel di luce. Una sensazione impossibile da descrivere. Mi sembrava di essere distesa su un letto mentre il mio corpo veniva trascinato verso una luce abbagliante che splendeva davanti a me. Non sentivo più dolore, ero come immersa in una grande sensazione di pace interiore. Alla mia destra è comparsa mia mamma Claudina, che era morta tanto tempo prima nell’ospedale dov’ero adesso ricoverata io. Mi stringeva il polso. Alla mia sinistra si è materializzato mio zio Mario, anche lui ormai scomparso. Anche lui mi stringeva il polso. Sembrava che volessero trattenermi, che non volessero lasciarmi scivolare nel tunnel di luce. All’improvviso mi sono ripresa».
Gli occhi chiari di Marialuigia Vecchio indugiano sulle immagini che hanno segnato profondamente la fase più cruciale della sua vita. Una vita che a un certo punto ha rischiato di spegnersi. «Sono stata due mesi in coma, poi altri sei mesi in Chirurgia intensiva all’ospedale Fornaroli, prima di sottopormi a un’operazione di sei ore e ad altri mesi di cure – racconta ancora emozionata Marialuigia, che vive ad Abbiategrasso insieme al marito Ermanno -. Alla fine ce l’ho fatta. Mi hanno salvata l’équipe chirurgica del dottor Dameno e i medici e le infermiere della Terapia intensiva, che mi hanno assistito come fossi una loro parente, una di famiglia. Davvero non finirò mai di ringraziarli». Per loro, Marialuigia è la «Magica».
«In ospedale mi chiamavano così, Magica. Non sapevano spiegarsi come avessi fatto a sopravvivere al coma. Un calcolo alla cistifellea aveva lesionato il pancreas e i liquidi avevano invaso il mio corpo, mettendo a rischio gli altri organi». «È in quel momento che i medici hanno perso la speranza di salvare mia moglie – racconta con gli occhi lucidi il marito Ermanno –. Restavano poche ore di vita. Non c’è più niente da fare», dicevano. Ma all’improvviso mia moglie si è ripresa, tutti i parametri vitali sono tornati quasi normali. Era fuori pericolo». Da quel momento Marialuigia dovrà affrontare sei mesi di ricovero in Chirurgia intensiva per poi essere sottoposta all’intervento risolutivo. A cui si aggiungeranno altri mesi di riabilitazione. «Per i medici rappresento un caso raro e inspiegabile. Io mi aggrappavo alla vita e sono convinta che mia mamma e mio zio mi abbiano tenuta in questa vita».
di Michele Azzimonti